Non si concluse solo nel mese di ottobre il tragico destino di centinaia e centinaia di profughi fuggiti dai loro Paesi alla ricerca di un futuro e di una vita migliore. Ma ancora oggi, giorno per giorno, approdano sulle nostre coste siciliane e calabresi, barconi carichi di emigrati. Vite allo sbaraglio.

Solo oggi emergono particolari agghiaccianti di quei giorni di speranza, morte e dolore. Giorni da dimenticare e cancellare, giorni di vite stroncate e calpestate. I sopravvissuti raccontano dietro le quinte di aver subito torture e percosse, addirittura con scariche elettriche. E le donne sono state barbaramente stuprate dai loro scafisti e dai capi della banda criminale.

Lo confessa in conferenza stampa, sconcertato, il capo della squadra mobile Corrado Empoli, dopo un lungo interrogatorio degli inquirenti a donne, uomini e bambini. Quindi una comunità colpita per ben due volte nel corpo e nello spirito. Come si suol dire: "piove sempre sul bagnato". Altra crudentà umana verso chi non è in grado di difendersi. Altre umiliazioni ad una popolazione che sfugge da realtà atroci di crimini, povertà e guerre.

Ancora una volta viene marcato il vile confine tra il forte e il debole. Tra umanità e disumanità. Tra emarginazione e razzismo. Tra ricco e povero. E non siamo in natura: tra animali più forti e animali più deboli, con il loro spirito di sopravvivenza. Dove il forte mangia il più debole. Ma siamo tra gli uomini, dove si dovrebbe porgere l'altra guancia. Praticare l'amore e la carità. Come Dio ci ha comandato e ci comanda. Avere nel cuore quel briciolo di coscienza che ci fa addormentare tranquilli. Il rispetto, l'umiltà verso chi è meno fortunato di noi, verso la sofferenza e la diversità. Poichè siamo tutti figli dello stesso Dio.