Sono come il bianco e il nero, come il giorno e la notte, eppure i loro nomi appaiono nella stessa lista. Stiamo parlando di Papa Francesco e Vladimir Putin che, secondo le ultime indiscrezioni, sarebbero in lizza per vincere il Premio Nobel per la pace. Appena trapelata la voce, il Comitato norvegese per il Nobel ha provveduto a precisare che "I nomi dei candidati al premio Nobel per la pace restano confidenziali per 50 anni. Potrebbe trattarsi di semplici voci". Per rafforzare la smentita, il segretario Geir Lundestad ha ricordato che in questo momento il Comitato è in viaggio e difficilmente potrebbe far uscire dei nomi dall'aereo.

Ma, precisazioni e smentite di rito a parte, pare proprio che nel listone dei "papabili" al Nobel per la pace ci siano sia il Papa Bergoglio che Vladimir Plutin. Nonostante i venti di guerra che soffiano in Ucraina, la candidatura del presidente della Russia sarebbe stata proposta da alcuni esponenti russi, in merito al ruolo ricoperto da Putin nell'evitare lo scoppio di una guerra in Iran e riuscendo nell'intento di mettere sotto controllo della comunità internazionale le armi di Damasco.

Papa Francesco, intanto, si prepara al periodo di Quaresima invitando, durante l'Udienza generale, i fedeli a "vivere questo tempo di grazia con un autentico spirito penitenziale". Il periodo quaresimale verrà trascorso dal pontefice e dal suo seguito seguendo una sorta di ritiro in stile francescano. Il Santo Padre partirà domenica alle ore 16 in direzione Ariccia, dove si tratterrà fino al 14 marzo. Nel paese alle porte di Roma, verrà dato inizio ai vespri tramite una meditazione introduttiva che sarà tenuta da Monsignor Angelo De Donatis, parroco di San Marco Evangelista al Campidoglio.

Oltre ai nomi altisonanti di Putin e Papa Francesco, ci sono altre figure importanti in corsa per il Nobel per la Pace. Tra questi spiccano Edward Snowden, l'ex tecnico della CIA che è balzato agli onori della cronaca per aver rivelato pubblicamente particolarità e caratteristiche dei sistemi di sorveglianza di massa statunitensi ed inglesi, e Malala Yousafzai, studentessa e attivista pakistana, impegnata nella promozione dell'istruzione femminile, che nell'ottobre del 2012 subì un attentato da parte dei talebani.