La Corte d'Appello del Tribunale di Milano ha condannato gli stilisti Stefano Dolce e Domenico Gabbana ad un anno e sei mesi per evasione fiscale. Nel primo grado di giudizio, erano stati condannati ad un anno e otto mesi con pena sospesa. Dunque, la decisione presa in appello, conferma sostanzialmente la sentenza iniziale, lasciando insoddisfatti sia gli stilisti, sia i loro legali.

Lo "sconto" di due mesi rispetto alla condanna iniziale è avvenuto perché alcuni dei reati contestati sono andati in prescrizione. Dolce e Gabbana dovranno inoltre versare, per danno morale, un'ammenda di 500mila euro nelle casse dell'Agenzia delle Entrate. Dunque, il Tribunale d'Appello milanese non ha per niente preso in considerazione la richiesta d'assoluzione del Pg Gaetano Santamaria Amato, per il quale "il fatto non sussiste".

La grande amarezza degli stilisti è manifestata dai loro legali. L'avvocato Massimo Dinoia anticipa che l'iter giudiziario non finirà qui, poiché verrà effettuato ricorso alla Cassazione per ottenere la cancellazione della sentenza. Il legale si dice "allibito", anche perché c'era la richiesta di assoluzione da parte del Pg, che dimostrava che Dolce e Gabbana non erano colpevoli, come invece stabilito dalla decisione della Corte d'Appello. Gli stilisti erano stati accusati di evasione fiscale perché, dalle indagini condotte dai pm di Milano, Gaetano Ruta e Laura Pedio, insieme alla Guardia di Finanza, era emerso che nel 2004 i due avevano creato la "Gado" s.r.l., società con sede in Lussemburgo, per girare lì i guadagni provenienti dal marchio di Moda, evitando in questo modo di sottoporsi al sistema fiscale italiano.