La crisi ucraina si è talmente avvitata su se stessa che è pressoché impossibile prevederne gli sbocchi e le future conseguenze, non solo per il Paese, ma anche per l'intera Europa e per gli Stati Uniti. Nel frattempo, una nota di stamattina dell'agenzia Reuters (10/05/2014) ci sottopone, se mai ce ne fosse stato bisogno, nuovi interrogativi. Vediamoli in sintesi.

Innanzi tutto, il Presidente Turchinov paventa scenari apocalittici se i filo-russi dovessero riuscire vincitori nel referendum. La secessione dell'Ucraina, sostiene Turchinov, costituirebbe un ulteriore passo verso l' "abisso" per queste regioni e coloro che la sostengono proprio non riescono a capire che essa "significherebbe la distruzione completa dell'economia, dei programmi sociali e della vita in generale per la maggior parte della popolazione di queste regioni."

In effetti, facendo una rapida panoramica sulla situazione del Paese, la nota della Reuters sottolinea che "l'atmosfera nelle principali città in tutta la regione è estremante tesa, anche se non ci sono notizie di ulteriori combattimenti nel corso della mattinata.

Però, nella città di Mariupol, si contano almeno 20 vittime dopo i feroci combattimenti di venerdì, con i ribelli che bloccano le strade con barricate fatte di sedie, contenitori d'immondizia e pneumatici, mentre non si registra segnale alcuno della presenza di forze ucraine".

Le cose non vanno meglio a Slaviansk: "In tutta la città di Slaviansk, completamente in mano ai separatisti, le strade sono bloccate con pneumatici, mobili, auto e rottami di varia natura. Nella città di Donetsk, i ribelli hanno rilasciato diversi membri della Croce Rossa che avevano sequestrato (e anche picchiato), secondo una nota ufficiale della Croce Rossa di Kiev".

Comunque, la nota della Reuters conferma quanto già si sa da giorni, ovvero che gli stati occidentali sono pronti a intensificare la pressione sulla Russia, che è accusata di soffiare sul fuoco per destabilizzare l'Ucraina.

La Russia, ovviamente, nega ogni coinvolgimento, ma i separatisti russi sembrano assolutamente decisi a tirare dritto sulla via del separatismo o dell'annessionismo. Lo stesso loro linguaggio, che definisce le forze nazionali ucraine come "fasciste", lascia poco spazio alla speranza di una possibile mediazione fra le parti.

Il tutto, mentre la popolazione ucraina sembra in uno stato totalmente "confusionale". Alcuni infatti interpretano il referendum come un voto per un' "ampia autonomia" dell'Ucraina, altri lo vedono essenzialmente legato all'indipendenza, e altri ancora come un passo decisivo verso l'annessione alla Russia.

Turchinov, che ritiene il voto nelle regioni di lingua russa di Donetsk e Luhansk del tutto illegale, esorta la popolazione ad accettare la prevista "Tavola Rotonda" e i relativi colloqui, con l'ovvia esclusione dei "terroristi", che dovrebbero portare ad una "maggiore autonomia" della regione.

In realtà la crisi ucraina è di difficile decodificazione, perché in essa sono coinvolti troppi "attori": da un lato la Russia di Putin e i separatisti, ma "dentro" si intravvedono anche gli interessi della Gazprom, che, secondo molti osservatori internazionali, forma un tutt'uno con il governo russo e la cui azione convergente mette in grave difficoltà l'Europa che dipende, a parere di molti esperti, per circa il 30-40% dagli approvvigionamenti russi. La stessa Siria, che sembrerebbe, apparentemente, non c'entrare nella crisi ucraina, è in qualche modo legata alla Russia da vincoli di alleanza. Le "due crisi", convergendo, creano un polverone così denso e spesso che è pressoché impossibile orientarsi e trarre una qualche conclusione.

Staremo a vedere, ma mi sa che ci vorrebbero davvero i "Cavalieri della Tavola Rotonda", e forse l'azione diretta di Re Artù e della sua spada magica, per tagliare questo incredibile ed aggrovigliato nodo gordiano.