Il pontefice ieri da piazza San Pietro a Roma si è scagliato contro tutti coloro che hanno la responsabilità degli altri e si lasciano corrompere, e contro tutti coloro che si arricchiscono vivendo nella "tratta di persone e del lavoro schiavo" e ha lanciato un anatema contro i corrotti, gli schiavisti e i fabbricanti d'armi: "Dovrete renderne conto davanti a Dio".
Nei confronti di queste categorie di uomini definiti dal papa gesuita di "buone maniere, ma di cattive abitudini, sepolcri imbiancati", il pontefice ha auspicato un prossimo confronto con Dio ricordandogli perentorio che andranno all'Inferno, che secondo il credo religioso di Bergoglio è pieno di anime perse e corrotte che non conoscono l'umiltà.
" Il peccatore torna indietro, il corrotto no".
Dopo gli scandali che hanno travolto i porporati della città del Vaticano e la classe dirigente politica italiana, il "Grande Papa Umile" così soprannominato dai suoi fedeli, ha voluto ricordare la sofferenza dei poveri e di tutte le "persone affamate di dignità", spiegando che di fronte alla perseveranza del peccato, il timore di Dio è il settimo dono dello Spirito Santo che ci ricorda quanto siamo piccoli e ci permette di salvarci dalla dannazione eterna e dall'Inferno.
"Quando una persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio, quando sfrutta gli altri, quando li tiranneggia, quando vive soltanto per i soldi, la vanità, il potere, l'orgoglio, allora il santo timore di Dio ci mette in allerta: attenzione!
Così non sarai felice".
In queste calde e afose giornate romane il papa è tornato a difendere i poveri, come avvenne lo scorso novembre quando Bergoglio si scagliò contro gli amministratori italiani definendoli "i devoti della Dea Tangente" che commettono "un peccato grave contro la dignità e danno da mangiare pane sporco ai propri figli", e ha concluso la sua udienza lanciando un appello dalla piazza santa romana: "Tutti uniti contro lo sfruttamento del lavoro minorile".