Ci sarebbe una nuova svolta nel caso Yara Gambirasio: il presunto killer non avrebbe fatto tutto da solo ma sarebbe stato aiutato da un complice durante tutte le fasi del delitto. La notizia è stata riportata da News Mediaset e anche da Libero, un quotidiano online.

Gli inquirenti sarebbero arrivati all'ipotesi dell'implicazione di un secondo uomo, tramite delle intercettazioni telefoniche. A sostegno di questa tesi ci sarebbe il fatto che Bossetti, essendo di corporatura esile, non sarebbe stato in grado di contenere le reazioni di difesa di Yara, valida e scattante atleta, agile, robusta e molto giovane e quindi avrebbe avuto bisogno di un collaboratore per poterla rapire e spostare fino al luogo in cui è stato ritrovato il cadavere, cioè nel campo di Chignolo.


La Procura sostiene che la ragazza sia stata trasportata, priva di sensi, dal killer e da un suo complice nel posto dove poi sarebbe stata torturata e lasciata morire e dove il suo corpo senza vita è stato ritrovato. Intanto la famiglia di Massimo Giuseppe Bossetti continua a difenderlo; prima la moglie e adesso i cognati. Egli stesso dichiara la propria non colpevolezza ostentando sicurezza e affermando di non sapersi spiegare come il suo DNA sia finito sul corpo della povera Yara.

La prossima settimana i Ris di Parma faranno dei rilievi sul furgone e l'auto, nel computer e nel cellulare sequestrati ma l'uomo sostiene di sentirsi tranquillo e di non avere niente da nascondere. Intanto il pubblico ministero ha autorizzato il colloquio richiesto dalla moglie che presto dovrebbe entrare in cella per potergli parlare.