La guerra tra israeliani e palestinesi è proseguita anche oggi. Hamas ha continuato a lanciare i suoi razzi (in tutto 686) contro Gerusalemme e Tel Aviv mentre l'aviazione israeliana ha bombardato pesantemente la Striscia di Gaza (in totale 1236 volte) provocando almeno 45 morti portando così il bilancio complessivo a 151 e a oltre un migliaio di feriti (la rappresentanza palestinese all'Onu ha affermato che il 78% delle persone decedute sono civili). Un'agenzia di stampa palestinese ha affermato che i raid ordinati da Netanyahu avrebbero colpito anche un orfanotrofio (questo episodio è stato smentito dall'ambasciata israeliana a Roma) e alcuni civili per strada.

Israele ha confermato in serata di avere lanciato un attacco mirato contro la casa del capo della polizia di Hamas ma secondo fonti mediche palestinesi esso ha centrato una palazzina e una moschea nel centro di Gaza uccidendo almeno 16 persone.

Il governo di Tel Aviv ha deciso di informare la popolazione che risiede nella Striscia di allontanarsi dalle proprie abitazioni entro oggi poiché potrebbe scattare una intensificazione delle operazioni belliche, mediante una probabile operazione terrestre (a cui gli Stati Uniti sono decisamente contrari), al fine di neutralizzare le rampe situate nei pressi delle abitazioni dei civili da cui vengono lanciati i razzi da parte di Hamas verso il territorio israeliano.

La situazione complessiva si sta ulteriormente complicando in quanto tre missili sono piombati nelle ultime ore anche dal sud del Libano, dove ha sede Hezbollah, verso Israele che avrebbe risposto nel medesimo modo. Un'ulteriore estensione della crisi in questo Paese metterebbe in serio pericolo i soldati italiani che sono dislocati per garantire la sua stabilità e coinvolgerebbe pure l'Iran, per la sua forte influenza nella zona, il cui regime non è ben visto da Israele e dall'Occidente pur godendo di una forte alleanza soprattutto militare con la Russia e la Cina.

L'intensificazione di una collaborazione tra questi stati in funzione anti israeliana rovinerebbe gli equilibri geopolitici mondiali con pesanti ricadute negative sull'economia globale e causare un possibile inizio di una guerra internazionale dato che gli Stati Uniti non rimarrebbero indifferenti davanti alla richiesta di sostegno dell'alleato israeliano.

La diplomazia internazionale, conscia di tali rischi, ha deciso di scongiurare un'ulteriore escalation della crisi esercitando la propria pressione su Tel Aviv affinchè non inizi, già forse da oggi, un'operazione terrestre nella Striscia e su Hamas perché cessi il lancio di razzi. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha lanciato un "appello per la de-escalation della situazione" a Gaza, ha chiesto "il ripristino della calma e una ripresa del cessate il fuoco del novembre 2012", ha espresso una forte preoccupazione per le vittime civili di entrambe le parti e ha invitato loro a una "ripresa di negoziati diretti". Il documento approvato dall'organo decisionale dell'Onu non è una risoluzione (essa sarebbe stata bloccata dal potere di veto degli Stati Uniti) ma un semplice appello che non ha una natura giuridica vincolante a livello internazionale.

L'escamotage diplomatico adottato ha mostrato, ancora una volta, la solidità della storica alleanza tra la Casa Biana e Tel Aviv che ultimamente era stata lievemente messa in crisi dalle critiche mosse da Netanyahu a Obama per avere adottato una eccessiva tolleranza verso la questione del nucleare iraniano a causa della quale Israele continua a vedere minacciata la propria sicurezza.

Il ministro degli Esteri inglese William Hague ha detto ieri di avere chiesto al suo omologo israeliano Lieberman di ripristinare il cessate il fuoco del novembre 2012 e al leader palestinese Abu Mazen di premere su Hamas, che è una componente del suo governo, affinchè cessi il lancio di razzi contro il suo avversario.

Egli ha annunciato inoltre che oggi si svolgerà un incontro a Vienna, per discutere della situazione, tra i rappresentanti della Gran Bretagna, degli Stati Uniti, della Francia (ieri Hollande ha avuto un colloquio telefonico con il premier turco Recep Tayyip Erdogan) e della Germania. L'Italia, presidente del semestre europeo, ha comunicato che la situazione mediorientale sarà al centro del vertice che si terrà mercoledì tra i leader europei. L'Egitto e il Qatar hanno presentato alle parti belligeranti una proposta basata sul tema della sicurezza e su aspetti economici ma Hamas l'ha rifiutata annunciando che "per ora le forze della resistenza continuano a combattere l'occupazione" del nemico storico.