L'organizzazione palestinese Hamas ha affermato di avere lanciato oggi da Gaza sette razzi, di cui tre sono stati intercettati e i restanti sono caduti in zone desertiche, verso la centrale nucleare israeliana situata nella città di Dimona senza colpirla. L'agenzia di stampa palestinese Maan ha comunicato che in due giorni di raid israeliani nella Striscia di Gaza sono morte 53 persone e 450 sono rimaste ferite. Il presidente israeliano Shimon Peres ha chiesto ad Hamas di cessare entro le prossime ore il lancio di razzi contro le città israeliane per evitare una possibile operazione terrestre mentre il premier Benyamin Netanyahu ha ribadito questo concetto affermando che le operazioni contro l'organizzazione terroristica palestinese "saranno estese e proseguiranno fino a quando gli spari verso le nostre città non cesseranno del tutto".

Un portavoce militare ha riferito che sono stati lanciati sul paese più razzi durante le attuali ostilità, rispetto all'operazione militare del 2012, i quali sono caduti per la prima volta in zone lontane fino a 160 chilometri dalla Striscia di Gaza (alcuni di questi hanno raggiunto addirittura il porto di Haifa). Il notevole miglioramento delle capacità belliche dell'organizzazione palestinese è dovuto all'intensificazione del commercio di armi sempre più avanzato con paesi alleati come l'Iran (il governo di Teheran ha condannato Tel Aviv per "la selvaggia aggressione contro i palestinesi") e la Siria che attuano da anni una politica ostile verso Israele. Il presidente palestinese Abu Mazen ha definito la situazione a Gaza ''un massacro e un genocidio'', ha chiesto all'Onu e all'Egitto di mediare per evitare una ulteriore escalation e non ha escluso di portare in giudizio Israele presso la Corte penale dell'Aja e altre agenzie internazionali.

Il governo di unità palestinese ha comunicato di essere in riunione permanete ed ha annunciato che Israele subirà ulteriori attacchi per aver bombardato la scorsa notte la casa di uno dei comandanti di Hamas, Raed al-Attar. La crisi che è in corso sta preoccupando anche il Cairo che ha respinto ufficialmente la richiesta di Abu Mazen di avviare iniziative di mediazione, pur chiedendo alle parti in conflitto di porre fine all'esclation in corso, mentre la Giordania ha condannato l'azione israeliana definendola "barbara aggressione".

Il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, ha chiesto agli Stati Uniti di "obbligare Israele a rispettare i propri impegni" con i palestinesi. Il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini ha affermato, al termine dell'incontro a Mosca col suo omologo russo Lavrov, che l'Unione Europea avrà "un ruolo per la ripresa dei negoziati".

Il presidente della Cei Angelo Bagnasco si è augurato che "la cosiddetta comunità internazionale non si giri dall'altra parte". La nuova guerra tra israeliani e palestinesi deve essere risolta quanto prima poiché si colloca all'interno di una contesto che sta subendo profonde mutazioni causate da altre crisi che potrebbero portare, in un periodo medio lungo, a una gravissima e irreversibile rottura degli equilibri geopolitici che sono alla base dell'intera comunità internazionale.