Il volo MH-17 della Malaysian Airlines, un Boeing 777, era partito da Amsterdam poco dopo mezzogiorno diretto a Kuala Lumpur, in Malesia. Volava su una rotta molto frequentata dall'Europa del Nord all'Asia, che sorvola l'Ucraina da Ovest ad Est. Il Boeing è scomparso dai radar alle 16.20 ora locale mentre volava a 10.000 metri di quota, colpito da un missile terra-aria; il pilota non ha nemmeno avuto tempo di lanciare l'SOS. L'impatto avviene nella regione di Grabovo, a circa 50km dal confine russo.

Russia e Ucraina si accusano a vicenda del disastro, ma su una cosa sono d'accordo: l'aereo è stato "abbattuto".

Secondo fonti ufficiali dell'Ucraina, i separatisti avrebbero colpito per errore l'aereo malese nel tentativo di abbattere un aereo da trasporto di Kiev, segnalato dalla difesa anti aerea russa. A pochi chilometri di distanza, in effetti, era in volo un Iliushin 76, con rifornimenti per i soldati di Kiev.

L'agenzia russa Interfax, da parte sua, ipotizza che il vero obiettivo sarebbe stato l'aereo che trasportava il presidente Putin, che tornava a Mosca dopo un vertice in Brasile. I due aerei sono molto simili nella forma e nei colori, rosso e blu su sfondo bianco, e le loro rotte si sarebbero incrociate poco prima della tragedia. Il Times of India riporta che l'aereo malese era seguito a brevissima distanza da un velivolo dell'Air India, in volo da Birmingham a Delhi; subito dopo sui cieli ucraini sarebbe passato invece un volo della Singapore Airlines, diretto a Copenhagen.

In tanti insomma hanno rischiato di rimanere coinvolti al posto dell'aereo malese. Ma è stato colpito il volo MH-17: 298 morti tra cui 80 bambini. 283 passeggeri e 15 membri dell'equipaggio. Secondo le agenzie si tratta di 189 olandesi, 29 malesi, 27 australiani, 12 indonesiani, 9 inglesi, 4 tedeschi e 4 belgi, 3 filippini, un canadese ed un neozelandese.

È ancora incerta la nazionalità di 41 passeggeri. Alcune fonti parlano anche di 23 americani a bordo, ma la cosa non è stata confermata.

Decine di passeggeri erano diretti a Melbourne per il convegno mondiale sull'Aids, altre decine erano turisti in vacanza per Bali. Probabilmente molti erano semplicemente diretti a casa, a far visita a parenti o verso un appuntamento di lavoro. Tante vite, tante storie, persone ignare e completamente estranee al conflitto che si combatteva sotto di loro. In fondo come noi. Persone che postavano su Facebook foto e commenti sulle loro attese vacanze o sul loro impegno civile; foto e commenti che ora fanno la delizia dei giornalisti. Avremmo potuto esserci noi a sorvolare quel pezzo di terra conteso con le armi di cui ormai i giornali occidentali si erano quasi stancati di raccontare la storia. In un mondo globalizzato, dove le immagini viaggiano alla velocità della luce, non c'è conflitto che ci possa essere estraneo. Non c'è guerra che non ci riguardi. Questa tragedia dell'aereo malese, ma che avrebbe potuto essere russo, indiano o magari italiano, ci interroga personalmente.