È diventato di primaria importanza evitare che i Paesi africani colpiti dall'ebola non siano isolati dal resto del mondo. Lo ha annunciato il Consiglio di Sicurezza dell'Onu accogliendo all'unanimità una nuova risoluzione e nuove misure che i membri dell'Onu dovranno adottare. Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il direttore dell'Oms Margaret Chan ha dichiarato che la diffusione dell'ebola non è solo una questione di emergenza sanitaria, bensì una crisi umanitaria, sociale ed economica, di conseguenza potrebbe costituire una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale.
Si chiede, quindi, agli Stati membri maggiore cooperazione, fornendo assistenza diretta, attrezzando ospedali da campo e personale qualificato. Inoltre, si richiede sia ai governi che alle compagnie aeree e di navigazione che vengano abolite le restrizioni sui viaggi verso i Paesi colpiti dalla malattia, per evitare che questi ultimi subiscano un ulteriore isolamento dal mondo, con conseguenti danni alla loro già difficile situazione economica.
Qualche giorno fa, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva annunciato di inviare 3 mila soldati in missione nelle regioni in cui la situazione è più grave. Contestualmente, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha avviato un nuovo piano di emergenza nella lotta alla malattia ed inviare personale specializzato in Sierra Leone, Guinea e Liberia con l'obiettivo di curare i pazienti malati, garantire servizi primari e prevenire la diffusione negli stati vicini.
Il bilancio dei morti si è aggravato a 2.622 e sono stati registrati 700 nuovi casi di ebola in Africa con un totale di 5.335 ammalati. Si aggrava anche l'atteggiamento di rifiuto alle cure e agli aiuti da parte di alcune popolazioni locali, come dimostra la triste notizia dell'uccisione a colpi di machete o arma da fuoco di 7 persone da parte degli abitanti del villaggio di Wome, in Guinea, uno dei Paesi maggiormente colpiti. Si trattava di un gruppo di operatori appartenenti ad una commissione che lavorava alla sensibilizzazione della popolazione sui rischi sanitari dell'ebola e sulla prevenzione virus.