Il processo su quello che è ormai noto come "delitto di Garlasco" è ripartito a Milano, in Corte d'Assise. Ad essere accusato dell'assassinio di Chiara Poggi è Alberto Stasi e cioè il suo fidanzato, per quello che a molti sembra il classico caso di femminicidio. Tra gli avvocati della difesa e un perito sono state scintille. Lo specialista si chiama Francesco De Stefano, ordinario del dipartimento di Scienza e Salute dell'Università di Genova. Secondo la difesa sarebbero due e quindi diversi i dna di uomo emersi dall'analisi del cadavere di Chiara Poggi.
Bisogna tener presente che sono già passati sette anni dai fatti. Un dna doppio e distinto vorrebbe dire che non è certa la sola presenza di Alberto Stasi al momento del fatto criminoso. Forse c'era anche un altro uomo che avrebbe avuto motivo di discutere con Chiara?
Molto importanti anche le relazioni di Roberto Testi (medico legale dell'Asl 2 di Torino), Gabriele Bitelli e Luca Vittuari (professori di Ingegneria dell'Università di Bologna). Secondo loro una volta entrato in casa Alberto Stasi non poteva più evitare di camminare sopra tracce ematiche della fidanzata. Quelle macchie non sarebbero dunque elementi probatori. Quello che la difesa sta cercando di dimostrare ad ottobre 2014 è che la situazione non è affatto semplice da ricostruire come poteva sembrare in quanto Alberto Stasi potrebbe anche essere sopraggiunto in un secondo momento, a delitto già avvenuto.
Non è detto, per farla breve, che esista un collegamento nitido tra le macchie di sangue sulle scarpe e la penale responsabilità dell'accusato. Ricordiamo che Chiara Poggi fu uccisa il 13 agosto 2007.
Secondo l'accusa il racconto del ritrovamento del corpo di Chiara fatto da Stasi non coincide bene con quello di un uomo che non ha assistito al delitto.
Contro Stasi ci sono alcuni indizi ma non si è ancora formata una prova certa della sua reale colpevolezza. Il processo a suo carico è arrivato alla fase di appello. A ben guardare la soluzione del delitto di Garlasco sembra ancora lontana e di certo saranno proprio le perizie che alla fine risulteranno determinanti nella formazione del convincimento dei giudici chiamati a dichiarare colpevole o meno Alberto Stasi.