Aveva 26 anni, una sola colpa, aver provato a difendersi dal suo aggressore per non venire violentata. Reyhaneh Jabbari, iraniana, è stata impiccata domenica mattina scorsa all'alba, in una prigione di Teheran, la capitale della repubblica Iraniana.Era stata arrestata nel 2007 per avere accoltellato ripetutamente Morteza Abdolali Sarbandi, dipendente del Ministero dei servizi segreti del governo iraniano, il quale, stando alle ricostruzioni più accreditate, stava cercando di violentare l'allora 19enne Reyhaneh. Nel 2009 era stata quindi condannata a morte per impiccagione in base alla legge del "qesas", la legge del taglione, con sentenza confermata poi in secondo grado, come ricorda l'"IHR", organismo norvegese, con sede ad Oslo, a difesa della libertà e dei diritti degli esseri umani.



L'impiccagione era stata programmata per il 15 Aprile del 2014 ma era stata rinviata per la riesamina del caso. In favore della giovane, si erano mobilitati l'ONU e altri organismi internazionali, ma anche artisti e personaggi famosi iraniani. Stavano cercando di raccogliere la cosiddetta "diyeh" ovvero il "prezzo del sangue", la somma che la famiglia del condannato deve versare a quella della vittima, se quest'ultima accetta la conversione della pena nel pagamento di una somma di denaro.



Purtroppo ogni tentativo di bloccare l'esecuzione è stato vano. L'Iran ora detiene il record per il numero di persone uccise per pena di morte. Al secondo posto troviamo la Repubblica popolare cinese. Reyhaneh Jabbari è la 382° persona giustiziata da quando Hassan Rohan ha assunto il potere di presidente in Iran il 4 Giugno del 2013.

Altre 967 persone sarebbe a rischio di pena di morte in Iran, secondo quanto stabilito dal centro documentale per i diritti umani dell'Iran.Nell'ultima lettera scritta dalla ragazza ed indirizzata alla madre prima di morire si leggono parole tristi e dure: "Il mondo mi ha permesso di vivere fino a 19 anni. Quella notte fatale avrei dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe stato gettato in un qualche angolo della città e, dopo qualche giorno, la polizia ti avrebbe portata all'obitorio per identificare il mio cadavere, e avresti appreso anche che ero stata stuprata.

Sono stata incriminata per indifferenza di fronte ad un crimine. Vedi, non ho ucciso mai nemmeno le zanzare e gettavo fuori gli scarafaggi prendendoli per le antenne. Ora sono colpevole di omicidio premeditato. Dona i miei organi a chi ne ha bisogno".