Mancava l'effetto "colonna infame" per completare la psicosi dell'epidemia di ebola che si sta diffondendo in tutto il mondo più velocemente del virus stesso. Ci ha pesato un anonimo praghese che ha fatto pervenire alle autorità della Repubblica Ceca il seguente messaggio: "Siamo pronti a far scoppiare un'epidemia di ebola a Praga, se non ci consegnerete un milione di euro", sostenendo di essere in possesso di materiale contaminato proveniente direttamente dalla Liberia. Il messaggio è stato spedito il 21 ottobre scorso, ma le autorità lo hanno tenuto segreto per non alimentare il panico, ma oggi lo stesso messaggio è stato recapitato alle principali testate giornalistiche di Praga, rendendo inevitabile la diffusione della notizia.

Le autorità stanno cercando di identificare gli autori del messaggio e, soprattutto, di capire se la minaccia può essere considerata attendibile. I responsabili della sanità ceca, hanno infatti dichiarato che è molto difficile trasportare il virus se non attraverso il contagio da persona a persona. Nel frattempo, la capitale ceca è piombata in un clima di "caccia all'untore".

L'allarme in Australia

L'incubo ebola, intanto, sbarca nella lontana terra dei canguri. Il governo australiano ha infatti deciso di sospendere l'immigrazione proveniente dai Paesi dell'Africa occidentale colpiti da Ebola, come misura estrema per di impedire che il virus possa arrivare sul proprio territorio. L'annuncio è stato dato al Parlamento dal ministro dell'Immigrazione, Scott Morrison, che ha disposto il blocco dei visti per chi proviene dagli stati africani maggiormente colpiti, Sierra Leone, Liberia e Guinea. Per quanto riguarda le persone che hanno già ottenuto un visto per ragioni umanitarie, queste dovranno sottoporsi a tre settimane di quarantena prima della loro partenza dall'Africa e a un ulteriore esame medico al loro arrivo in Australia.

Allentate le misure a New York

Mentre in tutto il mondo si studia come rafforzare le misure precauzionali per ostacolare il diffondersi dell'epidemia, vanno contro corrente le notizie provenienti degli Stati Uniti, dove il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha ceduto alle pressioni dell'amministrazione Obama allentando le misure imposte agli operatori sanitari che rientrano dai Paesi colpiti dall'Ebola, che trascorreranno il periodo di quarantena non più allo scalo di Jfk, ma presso le proprie abitazioni, sotto il controllo di funzionari della sanità. Una decisione auspicata dallo stesso Barak Obama, per non alimentare la psicosi.