Nel 2003 bande di saccheggiatori avevano preso d'assalto il Museo di Baghdad ed avevano portato via un numero incalcolabile di antichità incluse antichissime testimonianze di alcune delle primissime civilizzazioni umane. Archeologi e altre persone stanno ancora lavorando per identificare e rimpatriare i beni rubati, anche se molti sono spariti in oscure collezioni private. Oggi la cosa si ripete, ma in peggio, perché, oltre che autofinanziarsi, lo Stato Islamico sta distruggendo alcuni siti storici di primaria importanza in nome della "pulizia culturale".

Conosciute come "antichità insanguinate", questi preziosi oggetti stanno invadendo il sempre più ricco mercato nero, in cui possono essere venduti in cambio di contante o direttamente di armi. Per chi si chiede come mai la Stato Islamico sia riuscito a sostenersi finanziariamente senza il supporto di uno Stato o i contributi provenienti da ricchi fiancheggiatori, la risposta si trova nei milioni di dollari provenienti sia dal petrolio che dalla vendita di antichità - un mercato che è estremamente difficile fermare data l'instabilità della regione e i pericoli insiti nel controllare e fermare le attività del mercato nero. Il Washington Post riporta che l'IS sta perfino terziarizzando - gruppi di terroristi locali vengono incoraggiati a saccheggiare per conto proprio, passando poi una quota del 20-50% del ricavato all'IS.

Alcuni oggetti vengono intercettati mentre sono avviati al mercato globale delle antichità, ad esempio una stele del regno Assiro in basalto nero che era stata messa quasi all'asta in aprile. Ma questo successo mette comunque in luce le preoccupazioni sulla ulteriore quantità di oggetti che finiscono nelle mani di collezionisti privati.

L'Unesco e altre organizzazioni stanno facendo pressioni sulle case d'asta e sugli esperti di antichità affinché assumano un ruolo attivo nell'identificare i reperti antichi di provenienza illegale e che potrebbero essere venduti per finanziare il terrorismo e le sue attività correlate.

Altrettanto dirompente è la distruzione di quei manufatti culturali che non possono essere rimossi e venduti.

L'IS sta demolendo edifici e altri resti archeologici che risalgono all'era Assira, allo stesso modo con cui i Talebani avevano distrutto due preziose statue di Buddha. Il gruppo proclama che la distruzione di antichi siti archeologici e la rimozione di reperti antichi è necessaria per la "pulizia culturale", un giro di parole inquietante che purtroppo si avvererà in pieno se si lascerà che l'influenza dell'IS si espanda in maniera ancora più profonda in Iraq e nel Medio Oriente.

La focalizzazione dell'IS su una specifica interpretazione dell'Islam lascia poco spazio per la storia, la cultura e per quei Mussulmani moderati che non seguono i loro principi o che non supportano il loro credo per quanto riguarda la storia.

Comunque, la perdita di oggetti di valore culturale incalcolabile è una tragedia - a causa dell'organizzazione terroristica le generazioni future non avranno la possibilità di studiare e apprezzare la storia antica, anche se molte delle opere che l'IS ha distrutto sono state ampiamente documentate ed è quindi difficile che spariscano dalla memoria dell'uomo. Lo stesso non si può dire delle antichità che posso essere trasportate e che l'IS sta scavando e vendendo sul mercato nero, senza gli attenti controlli che gli archeologi usano durante i loro scavi per preservare gli oggetti e il sito.