Laura Barbaini, sostituto procuratore di Milano, ha chiesto la condanna a 30 anni di detenzione nei confronti di Alberto Stasi, per l'accusa, nei suoi confronti, dell'assassinio di Chiara Poggi; accusa aggravata dalla crudeltà e ferocia con le quali avrebbe commesso il delitto. Il processo d'appello "bis" nei confronti di Stasi, si sta celebrando in questi giorni con rito abbreviato. Uno dei misteri su cui far luce durante il processo d'appello bis è quello sulla cosiddetta "camminata virtuale" che nei processi precedenti non era stata presa in esame come prova di colpevolezza nei confronti dell'indiziato. Durante i processi di primo e secondo grado, che si sono conclusi con la piena assoluzione dell'accusato, era stata fatta la stessa richiesta di condanna. La sentenza di assoluzione formulata della Corte d'Assise d'Appello di Milano era stata però annullata dalla Cassazione che ha rinviato il procedimento davanti ad una nuova sezione, dove si sta attualmente svolgendo il dibattimento. Il 17 dicembre ci sarà il nuovo verdetto.


Secondo il procuratore , Alberto Stasi avrebbe ostacolato le indagini omettendo fatti che vanno oltre al diritto di difendersi. Durante la requisitoria, il procuratore ha messo in evidenza, appunto, come durante tutti questi anni di indagini sull'omicidio non era mai successo che le due sentenze non avessero preso in considerazione un particolare importante come quello riferito alla "camminata virtuale" di Stasi su quei due gradini della scalinata della villa della famiglia Poggi, dove l'imputato scoprì il cadavere di Chiara. Dai nuovi esami che la Corte d'Assise d'appello ha disposto per la rinnovazione parziale del dibattimento, sono emersi particolari che dimostrano che era impossibile che Alberto Stasi, percorrendo quei due scalini, non si fosse macchiato le suole delle scarpe con il sangue della ragazza.


Il procuratore di Milano, sostiene che il giovane, dopo l'omicidio, si sia lavato le mani nel bagno della villa dei Poggi, perché sporche del sangue della ragazza e questo si evince dalle impronte insanguinate delle 4 dita lasciate sulla maglia del pigiama della vittima, come si nota da una foto scattata al corpo senza vita della ragazza..
Questo dato, a confronto con altri elementi come le impronte delle suole lasciate sul tappeto del bagno di fronte al lavandino dall'assassino e di quelle di Stasi mescolate al Dna di Chiara che si trovavano sul diffusore del sapone, messi in sequenza, hanno indotto il Pg ad arrivare alla deduzione logica che Stasi, dopo aver ucciso la ragazza e averla gettata giù dalle scale, andò in bagno a lavarsi le mani sporche del sangue della vittima.


Subito dopo il delitto erano state evidenziate le impronte delle 4 dita sulla spalla sinistra della ragazza ma era stato impossibile poterle analizzare perché furono cancellate durante le operazioni di rimozione del corpo senza vita della giovane dalle scale dell'abitazione. Il cadavere venne infatti rimosso rigirandolo e per questa manovra si sporcò di sangue tutta la maglietta nascondendo così i segni evidenti delle dita dell'assassino di Chiara.