Allarme rosso al Viminale: arrivano le conferme di un futuro attentato contro Nino Di Matteo.

Dopo le minacce di Riina del 16 novembre 2013, intercettato in carcere mentre discuteva di un ritorno allo stragismo con il boss pugliese Lorusso, arrivano da Zarcone, uno degli ultimi pentiti, le conferme di presunti preparativi per l'assassinio del PM della "Trattativa Stato-Mafia".

Già nascosto in diversi punti di Palermo secondo il boss di Bagheria, l'esplosivo sarebbe il primo indizio di come Cosa Nostra sia disposta a tutto pur di mantenere i suoi segreti.

Pronta la risposta, per adesso, delle istituzioni. Il procuratore reggente di Palermo Leonardo Agueci avrebbe già comunicato al Viminale la linea da seguire per rafforzare la scorta di Di Matteo, si torna a parlare del famigerato Jammer, il dispositivo anti-detonazione in aggiunta all'arrivo dei GIS dei Carabinieri e dei NOCS della Polizia, a proposito si è tenuto un vertice sulla sicurezza tra magistrati e capi delle forze dell'ordine.

Clima teso nei palazzi delle istituzioni, nel mirino della mafia anche gli altri del pool del processo sulla Trattativa Del Bene e Tartaglia.

Controlli intensificati anche intorno al Palazzo di Giustizia dopo la recente incursione nella stanza del procuratore generale Scarpinato con conseguente consegna di missive minatorie.

Le attenzioni degli inquirenti si rivolgono adesso alla fonte, Zarcone, considerata attendibile vista l'assidua frequentazione ai tempi in cui era boss di Bagheria con importanti membri del gotha mafioso.

I parlamentari del M5S si chiedono se i magistrati del pool siano adeguatamente protetti dichiarando: "Sono veramente inquietanti le notizie di stampa che indicano il tritolo per attentati ai magistrati di Palermo già arrivato a destinazione.

È un susseguirsi di allarmi e minacce verso i magistrati Scarpinato, Di Matteo e tutti coloro che indagano sulla trattativa Stato-mafia. Oltre ad esprimere la piena vicinanza e solidarietà ci chiediamo se le misure di sicurezza siano veramente le migliori possibili-aggiungendo: "Le minacce sono note, eppure ci chiediamo se le scorte siano adeguate, le macchine blindate adatte.

Di bomb jammer non si parla più, cosi' come di dotare di vetture uguali i magistrati, in modo da non rendere facile l'identificazione su quale macchina viaggi il magistrato in pericolo. Ora a fronte di tutto questo, che cosa è stato fatto e si sta facendo concretamente per la loro incolumità?". Fino ad arrivare a dichiarare: "non permetteremo un silenzio della politica che porti ad una nuova stagione di stragi".

Lo stesso Di Matteo in tempi non sospetti dichiarò di non credere al definitivo superamento della strategia delle bombe contro apparati statali, lo stesso PM delucida riguardo agli evidenti vantaggi che le stragi portarono a Cosa Nostra facendo si che funzionari dei ROS e della Repubblica abbiano intavolato una trattativa-ombra per salvare la vita di importanti esponenti politici a discapito, purtroppo di innocenti.

Resta da chiedersi cosa significhi questa necessità di un ritorno alla strategia delle bombe: Cosa Nostra è di nuovo così potente da permettersi un riutilizzo della violenza senza conseguenze penali significative oppure si trova in uno stato di debolezza tale da riuscire solo con le bombe a ottenere l'appoggio di ambienti sicuramente compromessi e disponibili nei confronti di chi può sicuramente portare migliaia di voti per partito? Ai posteri l'ardua sentenza.