Il caso di Martina Levato, studentessa bocconiana di 23 anni, e Alexander Boettcher, palestrato trentenne di origini tedesche, che lo scorso 28 dicembre hanno teso un agguato a Pietro Barbini, ex compagno di scuola di lei e breve flirt del passato, per punirlo, gettandogli sul volto dell'acido, per il fatto di non aver accettato un ménage à trois, ha colpito soprattutto per la sua gratuita efferatezza. Dietro la facciata 'vincente' di due ragazzi inseriti nella buona società, entrambi benestanti e cresciuti in contesti privilegiati, si celava un groviglio di sadismo, morbosità, devozione fanatica dell'una all'altro, narcisismo, manie di grandezza, deliri d'onnipotenza, violenza.
In questo quadro di rara perversione, s'inserisce oggi un ulteriore tassello: l'aggressione a Pietro Barbini non sarebbe l'unica compiuta dai due.
Già nei giorni successivi all'agguato, gli inquirenti avevano ipotizzato che ci fosse una correlazione tra la vicenda e almeno altri due fatti avvenuti nel mese di novembre a Milano, fatti che presentavano parecchie similitudini con la dinamica dell'attacco a Barbini. E proprio oggi un uomo ha sporto denuncia per essere stato aggredito, lo scorso 15 novembre in via Nino Bixio a Milano, dai due, entrambi incappucciati, che avrebbero cercato di lanciargli addosso del liquido corrosivo, non riuscendo però a raggiungerlo. Il pm Marcello Musso ha disposto immediatamente perquisizioni nelle case di Martina e Alexander, a Bollate e a Milano, per trovare riscontri.
E ci sarebbero altre persone, definite «in corso di identificazione», ad essere state vittime della brutalità della coppia.
Più precisamente il giovane che ha sporto denuncia riferisce che a lanciare il liquido sarebbe stata Martina, mentre Alexander la scortava. Nel caso di Pietro Barbini, tratto con l'inganno in via Giulio Carcano, fu proprio Martina a lanciargli materialmente l'acido, mentre Alexander, con in mano un martello, lo inseguiva per non farlo scappare (Boettcher è stato colto in flagranza di reato dal padre di Pietro che aveva accompagnato il figlio all'appuntamento e lo stava aspettando in macchina).
La Levato non era comunque nuova ad atti di violenza: il 20 maggio del 2014 aveva ferito a una mano e a una coscia un ragazzo con cui l'estate precedente aveva avuto una relazione brevissima e che, a distanza di tempo dalla loro frequentazione, aveva ricontattato e invitato ad appartarsi con lei in macchina. Ma la promessa d'intimità si era presto rivelata una trappola e un tentativo (per fortuna non riuscito) di evirazione.