È di questi giorni la notizia che il popolare gruppo di hacker Anonymous ha sferrato un attacco micidiale al Califfato islamico. La propaganda dell'Isis si svolge soprattutto via rete: ricordiamo ad esempio il video del pilota giordano bruciato vivo, le efferate decapitazioni degli ostaggi, o anche semplicemente i video illustrativi di John Cantlie, l'ostaggio britannico che presta ormai il suo lavoro di giornalista presso lo Stato Islamico per fare reportage sulle città e sulla vita che si vivrebbe all'interno del Califfato.

Numerosissimi sono anche gli account di Twitter e Facebook e i siti jihadisti che riprendono la propaganda di Al-Baghdadi e dei suoi luogotenenti, ritrasmettendo immagini e video finalizzati al reclutamento di giovani - soprattutto europei figli di immigrati musulmani - interessati a vivere l'esperienza della "guerra santa".

Proprio per questo, Anonymous, che già in passato si era resa famosa per cyber attacchi anche ad obiettivi molto importanti (sito della Casa Bianca, dell'FBI, del Dipartimento di Giustizia americano, Wall Street Journal, Vaticano, Equitalia, Carabinieri, Ministeri dell'Interno e della Difesa e Trenitalia, solo per citarne alcuni), ha deciso di bloccare quanti più account possibili dei jihadisti.

In un comunicato pubblicizzato tramite un video con voce sintetizzata e maschera di Guy Fawkes (il personaggio di V per Vendetta, simbolo dell'associazione), Anonymous ha definito l'Isis "un virus", affermando di esserne la cura e sottolineando che Anonymous è un gruppo composto da umani di tutte le etnie e di tutte le religioni: cristiani, musulmani, ebrei.

Sostengono che i componenti dell'Isis non sono islamici e che per loro in rete non potrà esserci più pace.

La cyber guerra si sta tuttora concentrando soprattutto sul profilo di un hacker tunisino, a quanto pare il più importante dei cyberjihadisti al servizio del Califfato Islamico, tale Majdi. Gli appartenenti ad Anonymous, non è chiaro se con la collaborazione di organismi "ufficiali" di sicurezza o meno, hanno fornito numerosi dati alle autorità affinché i reclutatori al servizio dello Stato Islamico venissero arrestati. La cyberguerra continua.