Martedì mattina l'Airbus A320 della Germanwings si schiantava contro un costone del massiccio dei Tre Vescovi sulle Alpi provenzali. I simulatori di volo hanno consentito di ricostruire gli otto minuti della tragedia. L'aereo è in fase di crociera, il volo si è stabilizzato. Il comandante può approfittarne per allontanarsi per ragioni fisiologiche. Nulla di strano. Ma i minuti della sua assenza sono stati troppi per quello che sarebbe accaduto. Il suo copilota, Andreas Lubitz 27 anni, ha pigiato il tasto Cab door: la porta della cabina di pilotaggio resterà bloccata per 5 o 20 minuti. Il pilota dal di fuori fa insistenza per rientrare ma Lubitz ha già iniziato la discesa verso il basso, dopo aver riprogrammato il piano di volo. L'aereo perde 3000 piedi al minuto. Ormai non c'è più tempo per riprendere quota e evitare la barriera delle Alpi. I passeggeri inizialmente non hanno presagito nulla perché i tempi della discesa erano ancora nella norma. Solo quando si accorgono delle mosse del comandante per rientrare capiscono ma non hanno neppure il tempo di inviare un sms (come invece fu possibile per i passeggeri degli arerei che si schiantarono contro le Torri Gemelle). Mentre l'aereo si abbassa cominciano a suonare gli allarmi ma Lubitz prosegue sulla rotta della morte, ignorando le comunicazioni che venivano lanciate dalla torre di controllo.

Lubitz non doveva volare.

Manca ancora la seconda scatola nera ma quello che è successo sembra aver già una definizione: follia omicida. I primi estratti della scatola nera recuperata indirizzano verso il possibile colpevole: Andreas Lubitz. I suoi conoscenti cercano di spiegarsi il motivo per cui il giovane ventisettenne abbia coinvolto nel suo dolore 149 persone, estranee alla sua storia. Alcuni esperti di volo condannano la scelta di mettere al comando un pilota con all'attivo 630 ore quando il parametro standard sarebbe di 1000. E denunciano la prassi delle compagnie low-cost di assoldare piloti troppo giovani, con un'esperienza di sole 200 ore. Ma ancora più grave è la negligenza della Germanwings e della Lufthansa. I piloti sono una categoria professionale strettamente sorvegliata ma i responsabili dei controlli medici non si erano accorti dell' instabilità del ragazzo che anzi era stato valutato atto al 100 per cento. Nella casa del giovane sono stati rinvenuti documenti stralciati che obbligavano all'astensione dal lavoro, una precauzione che Lubitz avrebbe dovuto rispettare anche quel giorno. Ma il suo disturbo il cui nome è campo di confronto tra gli psichiatri (burnout o forse depressione bipolare) oscurava la sua consapevolezza anche della malattia. Era in uno stato di dissociazione, secondo l'analisi del dott. Maurizio Pompili, e forse avvertiva un senso di onnipotenza. La dottoressa Vinciguerra aggiunge il tratto del narcisismo al quadro diagnostico. Il suo disturbo si è andato cronicizzando dal 2009, l'annus horribilis, prosegue Pompili. Una possibile strada preventiva poteva essere quella di creare intorno a lui una rete di sostegno e se i vigilanti di professione non avevano nessun sentore, almeno i suoi colleghi che lavoravano a stretto contatto con lui avrebbero dovuto cautelarsi, mettersi allerta. La morte è sempre una tragedia ma il fatto che sia dovuta ad un atto deliberato di un uomo e alle responsabilità di altri la rende ancora più atroce.