Stamattina nel carcere di Monza era prevista l'udienza per la convalida dello stato di arresto di Claudio Giardiello, il folle imprenditore che l'altro ieri introdottosi al Palazzo di Giustizia di Milano, ha ucciso tre persone in una violenta sparatoria. Il TG5 ha descritto la drammatica situazione accaduta poco dopo, perchè Claudio Giardiello si è sentito male ed in un primo momento non è stato possibile procedere all'udienza di convalida. L'imprenditore ha accusato un malore e non riusciva più a riconoscere nessuno, neanche il suo avvocato. Alla fine, come si legge dal giornale La Stampa, il Gip ha convalidato l'arresto, disponendo inoltre la perizia psichiatrica.
Ora ci dovrà essere ovviamente l'interrogatorio di garanzia, che sarà probabilmente svolto tra cinque giorni. L'avvocato Nadia Savoca ha spiegato ai giornalisti, che successivamente il Giardiello è stato meglio. L'uomo è stato curato in infermeria ed al momento, anche secondo il parere dei familiari, pare essersi ripreso quasi del tutto.
La storia giudiziaria di Giardiello
"Grazie per avermi fermato, avrei ucciso ancora e poi mi sarei suicidato", queste sono state le parole pronunciate ai carabinieri dal Giardiello prima di essere arrestato, poi il silenzio. In carcere il killer del tribunale ha rifiutato persino il cibo, adesso dovrò affrontare numerosi interrogatori dinanzi ai giudici.
Il comportamento criminale sicuro e feroce al Palazzo di giustizia di Milano, ha confermato come Claudio Giardiello avesse premeditato tutto, mosso da un odio che lo aveva oramai accecato e che ha covato per anni. L'uomo era convinto dell'esistenza di un grande complotto messo in piedi contro di lui e da tempo progettava una vendetta contro un nemico astratto; voleva colpire chi nella sua mente malata lo aveva ridotto sul lastrico, dopo aver condotto per anni la bella vita nei quartieri alti della Milano-bene.
Lo chiamavano il conte Tacchia, ma gli aneddoti riguardanti le sue stravaganze passate da ricco eccentrico non fanno più sorridere nessuno, più che altro mettono i brividi.
I voli sul suo jet privato erano la sua passione, girava con 3000 euro in contanti, per poter pagare le cene nei ristoranti più cari. Elegantissimo e dotato di un sorriso splendente, era solito aggirarsi nel centro di Milano a caccia di affari.
Gli immobili erano banconote per guadagni in nero, al casinò di Campione d'Italia era un cliente assiduo. Nell'ultimo periodo amava frequentare il poligono di tiro, anche se per acquistare la pistola usata durante la strage, si era fatto prestare i soldi da un gioielliere; a chiedere prestiti e favori oramai si era rassegnato. Il sorriso gli è stato utile anche per farsi prestare lo scooter da un amico ed usarlo per andare al Palazzo di giustizia. Un piano preparato sotto tutti i punti di vista, dopo varie riflessioni e perfezionamenti, quello della strage al tribunale di Milano.