All'indomani della sparatoria avvenuta ieri al Palazzo di giustizia a Milano, ora si sta cercando di ragionare sulle possibili falle all'interno del tribunale, che hanno portato a tale orribile massacro all'ingresso dello stesso Palazzo di giustizia. Qualche metal detector, che a quanto pare non funzionava, così come il tesserino del folle che ha generato tale misfatto non è stato accuratamente controllato da chi di dovere. C'è un altro indizio, che avrebbe potuto impedire il massacro se fosse stato reso noto in un primo momento, ossia Claudio Giardiello aveva reso noto i suoi piani omicidi anche ad un amico, ora ci si chiede il perché nessuno l'abbia fermato in tempo.

Dal TG5 si è appreso che da stamattina i controlli al Palazzo di giustizia sono diventati più rigidi, tanto da far generare lunghe file all'ingresso di tale struttura. Ora si sa che la procura contesterà al Giardiello le accuse di omicidio plurimo premeditato, tentato omicidio e lesioni gravi.

Il futuro giudiziario di Giardiello

Claudio Giardiello, l'imprenditore edile responsabile di tutto ciò, il prossimo lunedì 13 Aprile sarà interrogato dal gip per la convalida dell'arresto, mentre ieri in ospedale, dove è stato portato dopo un malore, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sempre lunedì 13 Aprile è prevista l'autopsia sui corpi delle tre persone uccise dalla follia omicida dell'imprenditore; intanto oggi in tribunale, tra controlli più ferrei, è ricominciata la routine di tutti i giorni, con tanto di ripresa delle udienze.

I dipendenti del tribunale sono tornati a lavorare, con un affettuoso e doveroso pensiero alle vittime ed una consapevolezza, ossia, che quanto accaduto ieri è stato un triste caso isolato. "Non ci lasceremo spaventare, dobbiamo continuare con coraggio a fare il nostro lavoro" hanno detto in tanti.

Il giovedì nero del Palazzo di giustizia di Milano è cominciato verso le ore 10:00; Claudio Giardiello in giacca e cravatta si è mimetizzato tra la folla di avvocati che stavano entrando dalla porta di via Manara, quella riservata a magistrati e legali, che da nove mesi è priva del metal detector in quanto si rompeva sempre; anziché aggiustarlo si era deciso di eliminarlo.

Giardiello ha usato un tesserino falso, sotto la giacca elegante portava una pistola con due caricatori, mentre all'ingresso non c'erano più i carabinieri a presidiare, bensì semplici portieri e sedici guardie giurate a controllare quattro accessi di 5000 persone. La società che si occupa della sicurezza al tribunale è la stessa dell'Expò, ma nessuno ha controllato Giardiello, che è riuscito a raggiungere il secondo piano indisturbato.

Il caos in aula è scoppiato intorno alle 10:30, mentre si stava celebrando una causa per bancarotta fraudolenta; Giardiello è uscito dall'ennesima lite con il suo avvocato. Proprio quando il legale del killer doveva intervenire, a quel punto Giardiello si è alzato, ha impugnato la sua beretta ed ha fatto fuoco, scaricando il caricatore.