Un ragazzo yazidi di appena 14 anni, il cui nome è Yahya, riesce a far luce su quanto avviene nei campi di addestramento dello Stato Islamico in Siria, raccontando la sua storia all'Associated Press. Yahya era stato catturato dall'Isis ad agosto dello scorso anno durante l'attacco contro il villaggio yazidi di Sulagh, insieme a molti altri bambini e trasportato a Raqqa in Siria, obbligato a convertirsi all'Islam e inviato poi al "campo di addestramento" per bambini di Farouq al fine di diventare un miliziano jihadista. Ma rimanendo aggrappato ad una speranza è riuscito a scappare da quell'inferno denominato Stato Islamico ed ora si trova in un campo profughi nel Nord dell'Iraq.

«A tutti è stata data una bambola ed una spada e poi mi hanno spiegato come tenerla e come colpire il collo». Racconta Yahya, nome datogli dai jihadisti, obbligandolo a rinunciare a quello originale. Niente studi né libri, dunque, per i bambini e ragazzi della minoranza yazida catturati dall'Isis, ma solo orrore e morte. Lo Stato Islamico insegna, in una sorta di scuola della vita, ai giovanissimi come essere a tutti gli effetti un combattente per riuscire a portare a termine atti terroristici contro tutti coloro che non abbracciano la religione islamista.

«Ero in fila insieme agli altri, eravamo più di 100 ragazzini della comunità yazida - continua Yahya - ed all'inizio non sono riuscito a tagliare la testa della bambola.

Ho provato alcune volte ed alla fine mi hanno insegnato come si doveva colpire. Mi dicevano che quella era la testa degli infedeli». «A Farouq eravamo centinaia di bambini, di età compresa tra gli 8 e i 15 anni. Facevamo esercitazioni militari e studio del Corano tutti i giorni per più di 8 ore. Ho dovuto persino combattere contro mio fratello, rompendogli un dente, se non lo avessi fatto - racconta il 14 enne - l'istruttore mi avrebbe ucciso».

Secondo quanto riportato dall'Osservatorio siriano sui diritti umani in Siria, l'Isis ha a disposizione molti campi dove "addestra" un numero enorme di bambini, tutti sotto i 16 anni, alcuni dei quali sono già stati mandati a combattere ed usati per compiere attacchi suicidi e sempre più spesso si tratta di bambini con disabilità mentali che probabilmente non sanno nemmeno cosa fanno.