Rimangono, a tutt'oggi, forti dubbi ed incongruità circa l'ora, le modalità di rinvenimento del cadavere e, soprattutto, le cause che hanno determinato la morte di Mario. Queste le parole ferme e decise che chiudono la relazione stilata dal Professor Livio Milone, medico legale incaricato dalla famiglia di Mario Biondo, il cameraman palermitano che ha perso la vita il 30 maggio 2013. La relazione arriva dopo l' esame autoptico congiunto del dott. Milone e del dott. Iuvara, totalmente discordante con le frettolose indagini condotte dagli inquirenti madrileni: echimosi, lesioni multiple e ipostasi all'altezza della schiena sono sostanzialmente incompatibili con lo scenario di un suicidio.

Troppe incongruenze contornano questa vicenda giudiziaria ma, allo stato dei fatti, non si tratta più di dubbi inauditi e sostenuti dalla voce straziata di Santina e Pippo Biondo, i genitori di Mario che da due anni chiedono di sapere la verità. Il condizionale è sempre doveroso in fase di indagini preliminari e, proprio per questo, la Procura della Repubblica di Palermo (che ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione), avrà tempo fino a dicembre per approfondire piste e indizi discordanti.

A questo giallo irrisolto stanno dando voce da circa due anni programmi televisivi assai noti al grande pubblico, quali Chi l'ha visto, Uno mattina Estate ed Estate in Diretta, ma anche lo stesso direttore del settimanale Giallo, Andrea Biavardi, dedica puntualmente servizi a questo caso.

Vi sono però, sostanzialmente, degli elementi che sembrerebbero inconciliabili con un suicidio avvenuto in una libreria per mezzo di una labile pashmina. Perché la Procura di Madrid non ha mai voluto dare le foto della 'scena criminis' alla famiglia Biondo? Perché le foto sono in bianco e nero e non permettono di vedere le lesioni rinvenute dal perito di parte dei Biondo?

Perché il medico legale spagnolo non nota l'emorragia cerebrale subaracnoidea, incompatibile con un volontario suicidio? Perché si diffondono voci, del tutto infondate, inerenti ad un presunto gioco erotico, ad una depressione o, addirittura, a droghe (peraltro mai trovate nelle analisi del sangue del giovane palermitano)? Ed infine, perché il giorno dopo la morte di Mario dal suo computer sono stati misteriosamente cancellati gigabyte di memoria?

Forse Mario aveva scoperto qualcosa che sarebbe stato meglio celare?

A tutti questi interrogativi dovrà provare a dare risposta la Procura di Palermo, che ha ricevuto una proroga di 6 mesi dal Giudice delle Indagini Preliminari. Prima di allora le carte processuali sono secretate, ed è possibile solo azzardare mere ipotesi.Non resta che aspettare le mosse degli inquirenti e vedere se ci sarà un processo per la morte di Mario Biondo.