Nella notte tra il 17 e il 18 luglio del 2014, un informatico di 48 anni, Massimo Maravalle, uccise il figlio adottivo Maxim di 5 anni, soffocandolo nel sonno. L'uomo ,che era stato affidato ad una casa di cura e custodia dell'ospedale psichiatrico di Aversa, è tornato in libertà vigilata dopo 14 mesi. Il colpo di scena in questa tragica storia, lo ha riservato sua moglie, Patrizia Silvestri, che ha ammesso di aver perdonato il marito e di voler ricominciare con lui una seconda vita: "L'ho perdonato perché in quel momento non era lui, ora vogliamo provare a ricominciare", questa la dichiarazione della Silvestri.

La perizia che lo ha fatto tornare in libertà

La nuova perizia effettuata dallo psichiatra Ariatti,che venne chiamato anche per fornire pareri su Anna Maria Franzoni nel caso Cogne, ha stabilito che il Maravalle non è socialmente pericoloso. L'uomo deve, però, continuare a prendere i farmaci che gli sono stati prescritti: il suo stato di salute mentale, infatti, può essere tenuto sotto controllo solo in questo modo. Il Maravalle ha l'obbligo di presentarsi due volte a settimana al Centro di salute Mentale di Pescara per verificare eventuali cambiamenti del suo stato psichico. La legge ha stabilito che l'uomo non è punibile perché quando ha commesso il fatto non era capace d'intendere e di volere.

Il delitto

L'omicidio del piccolo Maxim, il bimbo russo che era stato adottato dalla coppia, è avvenuto nel mese di luglio di un anno fa. La moglie si era già accorta del malessere del marito e proprio la notte del fatto lo aveva visto vagare per casa in stato confusionale. Ciò l'aveva spinta a recarsi nella camera del piccolo.

Lì la tragica scoperta: il bimbo non respirava più. Patrizia Silvestri chiamò velocemente il 118 che però non poté fare altro che accertare la morte del piccolo Maxim. I carabinieri, intervenuti successivamente, notarono subito l'atteggiamento strano dell'uomo, che poco dopo confessò il delitto: "èstato un raptus"ammise.

Ora i due coniugi sono entrambi indagati per falso in concorso: non avevano dichiarato il reale stato di salute mentale del Maravalle al momento dei colloqui per l'adozione.