Quanto è accaduto alla redazione della rivista satirica Charlie Hebdo ha scosso il mondo occidentale, quasi allo stesso modo dell'11 settembre. Al punto che in tutto il mondo si propagarono iniziative al grido di 'Je suis Charlie Hebdo' e tanti Capi di Stato organizzarono la domenica successiva la strage – avvenuta il 7 gennaio 2015 – un corteo a Parigi, dove essa ha sede e considerata il cuore dell'Europa. Perché attaccare Charlie Hebdo ha significato attaccare la libertà di espressione. Nell'attentato sono morte dodici persone e undici sono rimaste ferite.

Si è trattato dell'attentato terroristico col maggior numero di vittime in Francia dopo quello del 1961 per opera dell'Organisation armée secrète durante la guerra d'Algeria, che causò 28 morti.

L'attentato è stato rivendicato da Al-Qaeda nella Penisola Arabica (o Ansar al-Sharia), branca yemenita di Al-Qaeda, giacché il giornale più volte ha pubblicato vignette satiriche su Maometto. Tanto da 'guadagnarsi' già qualche minaccia degli islamisti. Eppure, ora spuntano nuovi particolari che potrebbero mettere in discussione la matrice terroristica dell'attentato. Ad enunciarli è Valérie M., la compagna del direttore di Charlie Hebdo, tra le vittime dell'attacco. Ecco cosa ha affermato.

Le tante cose che non tornano

Secondo Valérie, la mattina del 7 gennaio, tre ore prima di essere ammazzato dai kalashnikov dei fratelli Kouachi, Charb aveva paura, avendo visto un'auto con i vetri neri parcheggiata sotto casa. Inoltre, egli aveva contatti con una persona misteriosa che lo stava aiutando a finanziare Charlie Hebdo, sommerso dai debiti.

Un contatto con relazioni altolocate in Medio oriente. Per non parlare della sua scrivania messa sottosopra nelle ore successive alla strage, mentre il suo computer è scomparso. Insomma, qualcuno, oltre a farlo fuori, aveva interesse affinché non si sapessero cose in sua conoscenza. La donna ha raccontato queste cose già agli inquirenti ma ora lo ha fatto anche a “Le Parisien”.

Certa che la verità non è così vicina e scontata.

Quel debito sospetto

Charb era molto preoccupato per i debiti del giornale, che ammontavano a duecentomila euro. Di qui l'avvicinamento a uomini potenti del Medio Oriente. Ma l'intermediario tra lui e questi ultimi non lo ha mai rivelato, neppure a Valérie. Definendolo semplicemente: “il mio contatto”. E guarda caso, proprio la sera precedente l'attacco al giornale, Charb le avrebbe detto di aver finalmente trovato i soldi. Di qui le domande della donna: dove sono finiti i soldi? Chi è entrato nel loro appartamento trafugando delle cose, tra cui dei disegni e, soprattutto, il suo computer portatile. La donna poi conclude amaramente l'intervista: perché la polizia non cerca di recuperarlo?

Che il giornale fosse indebitato lo si sapeva, tanto che alcuni complottisti avevano affermato che il tutto sarebbe stato architettato per risollevare le sue casse. Non a caso, il giornale ha incassato molti soldi dalle pubblicazioni postume l'attacco. E queste rivelazioni di Valérie non fanno che mettere altra carne al fuoco…