I miliziani dell'Isis hanno fatto esplodere l'anticoarco di trionfo della città diPalmira. L'opera risaliva all'epoca romana di almeno duemila anni fa. Lo apprendiamo dalsovrintendente alle antichità siriane citato da 'Skynews'. L’esercito dell'autoproclamato stato islamico ha conquistato il sito archeologico lo scorsomaggio ed il 19 agosto ha decapitato l’archeologo che custodiva il sito, Khaled Assad.
L'ennesimo sfregio
I terroristi islamici non sono nuovi ad azioni del genere, infatti, sono responsabili di altre distruzioni dei tesori dell'umanità come, ad esempio, il santuario di Baal Shamin, il Tempio di Bel e per ultimo l’Arco di Trionfo, situato all’entrata del colonnato delle rovine, icona della città Palmira.
Secondo il direttore delle Antichità di Damasco, Maamun Abdulkarim, nel mirino dei miliziani ci sarebbero anche altre antichità: “Hanno intenzione di distruggereanche altri monumenti. L'Isis ha pianificato di radere al suolo l'intera città”. A rischio, quindi, ci sarebbero anche gioielli dell’archeologia comel’anfiteatro ed il colonnato.Khaled Al Homsi, archeologo e attivista dei diritti umani, su Twitter ha pubblicato la foto del monumento prima che fosse distrutto, cerchiando in rossole parti dell'arco che non esisterebbero più: la sommità centrale e quella dei due archi laterali. I militanti dell'Isis hanno fatto delsito archeologico ilsimbolo del loro odio contro l'occidente consideratosacrilego.
Il traffico di opere d'arte
Siala cittadella che le rovine di Palmira sono nella lista delpatrimonio universale dell’Unesco che definisce la distruzione dell’Arco di Trionfo “un atto di guerra”. Prima dell’inizio della guerra civile, nel 2011, la città archeologicaattirava circa 150 mila turisti l’anno.Secondo molti analisti ledistruzioni, ripresesempre con video adalta qualità, servono a nascondereil traffico di opere d'arte con cui l'Isis si finanzia.
Prima di far esploderele opere d'arte ed i monumenti, i jihadisti si approprierebbero disingoli reperti che poiritroviamosul mercato nero. L'università di Oxford per frenare questa prassi ha lanciato un piano di mappatura fotografica in 3d grazie all'utilizzo deidroni che hanno telecamere ad alta risoluzione e Gps per immortalare ogni singolo pezzo, in modo da riconoscerlo una volta immesso sul mercato per la vendita.