Il sistema “pubblico” a Roma torna a tremare, per l’ennesima volta la Procura fa emergere una storia di malaffare e corruzione. Stavolta l’inchiesta non è quella di mafia capitale, ma sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sono finite aziende che operano nel settore della manutenzione urbana e funzionari pubblici. Le manette sono intanto scattate per sette funzionari pubblici accusati di aver preso tangenti per chiudere un occhio sulla regolare esecuzione dei lavori di manutenzione di infrastrutture e strade. Le gara d’appalto sotto verifica da parte della procura di Roma sono trentatre, per un totale di importo pari a 16 milioni con 650 mila euro di tangenti pagate.

Il sistema è sempre il solito: i funzionari favoriscono le imprese chiudendo un occhio e facendo passare anche l’utilizzo di materiale diverso da quello indicato nel capitolato inserito per l’aggiudicazione della gara e gli imprenditori ricambiano il favore sborsando mazzette non di poco conto a seconda dell'importanza dei lavori eseguiti.

Sulla scia dell'Anas

L’inchiesta che ha portato all’arresto dei 7 funzionari segue un po’ le linee della maxi inchiesta, condotta sempre dalla Procura di Roma, sull’Anas, dalla quale sono scaturiti dieci arresti tra i quali quello dell’ex sottosegretario Luigi Meduri e della Dama Nera, quest’ultima individuata come la deus ex machina di un sistema basato sulla corruzione e sul malaffare che ha visto la commistione tra funzionari pubblici, politici e imprenditori.

Nella vicenda dell’Anas, ad esempio, sono venuti fuori i rapporti tra i funzionari e la Tecnis di Catania, impresa che si è aggiudicata diversi appalti in tutta Italia grazie – secondo quando emerso dall’inchiesta – al presunto pagamento di tangenti.

Dell’inchiesta di oggi, Mercoledì 16 dicembre, che ha portato all’arresto di sette persone, non si conoscono ancora dettagli e nomi, ma c’è da scommettere che si tratta di una indagine destinata ad allargarsi con il coinvolgimento di tantissime altre persone.