La Guardia di Finanza ha arrestato l’ex Sottosegretario alle infrastrutture, Luigi Meduri, per il reato di corruzione, associazione a delinquere e voto di scambio. Meduri è stato tratto in arresto a seguito di una inchiesta condotta dalla Procura di Roma che sta andando a colpire principalmente i dirigenti dell’Anas e imprenditori titolari di grosse società vincitrici di appalti per la realizzazione di importanti opere infrastrutturali. Sono circa trecento i finanzieri coinvolti nell’operazione Dama nera che fino ad ora ha visto emettere dieci ordinanze di custodia cautelare.
Luigi Meduri ricoprì il ruolo di sottosegretario nel governo Prodi
Tra gli arrestati spicca proprio il volto dell’ex sottosegretario, in carica durante il secondo governo guidato da Romano Prodi, Luigi Meduri a cui, oltre ai vari reati di corruzione, viene contestato anche il reato di voto di scambio, reato che risalirebbe al periodo tra il 1999 e il 2000 in cui Meduri ricopriva la carica di presidente della Regione Calabria. Sono tre gli imprenditori raggiunti dal provvedimento di custodia cautelare, questi sarebbero stati favoriti nell’aggiudicazione di grossi appalti della Società Autostrade.
Le ordinanze sono scaturite a seguito di indagini della Polizia Tributaria della GDF di Roma e vede coinvolte persone di spicco del mondo della politica e dell’imprenditoria, tra gli indagati risulta esserci anche un avvocato.
La nota di Armani: da noi massima collaborazione
Non si è fatta attendere la nota dell’Anas nella attraverso la quale il presidente, Gianni Vittorio Armani, ha voluto esprimere fiducia nei confronti delle Forze dell’Ordine garantendo il massimo supporto e piena collaborazione per le indagini auspicando che si possa fare piena chiarezza sulla vicenda.
Della stessa opinione anche il Ministro alle infrastrutture Delrio, che chiede massima pulizia e trasparenza sostenendo che la corruzione va combattuta con ogni mezzo.
Sulla vicenda si attendono maggiori dettagli, ma intanto cresce l’indignazione per l’ennesimo caso di corruzione all’interno di strutture pubbliche. Il rischio è che l’inchiesta avviata dalla Procura di Roma possa spargersi a macchia d’olio su tutta la penisola.