Cambiano le vittime, cambiano i numeri ma non la sostanza e quel tratto di mare che per tante persone rappresenta "la porta dell'Europa" si trasforma ancora in un sudario. Sono giunte, sconvolgenti come sempre, le immagini di una nuova tragedia del mare accaduta nell'Egeo. Le autorità turche hanno già recuperato i cadaveri di 34 persone, tra cui tre bambini, vittime di due naufragi. In 24 sono stati rivenuti sulla spiaggia di Ayvalik nella costa nord occidentale della Turchia. Altri 10 giacevano sul litorale di Dikili. Tutti migranti che cercavano di raggiungere la Grecia.

I barconi partiti da Smirne

Le due imbarcazioni, secondo la ricostruzione delle autorità turche, erano salpate da Smirne e la destinazione era quasi certamente la vicina isola di Lesbo. Il tratto di mare, caratterizzato dal maltempo, non ha favorito la traversata ed i due barconi si sono capovolti causando la nuova tragedia. In otto comunque sono stati salvati dalla guardia costiera. Anche in questo inizio del 2016 la Grecia continua a rappresentare la meta principale degli sbarchi. L'anno scorso sono stati oltre 800 mila i cittadini stranieri giunti in territorio ellenico, in maggioranza di nazionalità siriana. Secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, circa 700 persone nel 2015 hanno perso la vita durante i "viaggi della speranza" nel mare Egeo.

Grecia sotto pressione

Nessuna decisione drastica è stata presa per il momento dal governo greco ma è chiaro che i numeri dell'emergenza fanno paura. Il commissario agli affari interni ed all'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha chiesto un incontro urgente con i rappresentanti di governo di Germania, Svezia e Danimarca, le ultime due nazioni sono quelle che hanno reintrodottoi controlli alle frontiere allo scopo di frenare l'immigrazione irregolare, un'iniziativa che sarà comunque oggetto di analisi approfondite da parte della Commissione Europea.

Lo scopo del governo greco è invece quello di sentire il parere degli altri Paesi in modo da gestire in maniera coordinata una situazione che riguarda, in maniera generalizzata, l'Intera Unione Europea. Da un lato c'è una pressione migratoria senza precedenti per la quale bisogna comunque intervenire anche per prevenire le tragedie del mare. Ulteriori restrizioni alle frontiere però mettono in pericolo gli accordi di Schengen e con essi uno dei capisaldi su cui si basa l'Unione.