Cronaca Catania - Quella causa era diventata la sua “vita”, così quando l’ha persa, a distanza di due decenni, ha pensato bene di farla finita. È successo a Catania, dove un uomo di 68 anni si è suicidato sparandosi un colpo di pistola alla testa dopo aver appreso di aver perso la causa che da 23 anni gli aveva condizionato l' esistenza. L’’avvocato Rosario Pennisi ieri mattina, Martedì 23 febbraio, aveva notificato all’imprenditore edile la sentenza della Corte d’Appello, nulla – ha dichiarato il legale – faceva pensare che potesse accadere quel che poi è successo, il sessantottenne sembrava tranquillo, ma poi invece ha deciso di prendere la pisola che deteneva legalmente, e spararsi un colpo in testa tra le mura i casa.

Una vicenda iniziata nel 1993

La vicenda ebbe inizio nel 1993 quando l’imprenditore edile denunciò un impiegato comunale accusandolo di aver bloccato l’iter per dei lavori. Il dipendente comunale venne denunciato con l’accusa di concussione e l’imprenditore si costituì parte civile al processo, da quel momento per lui iniziò una nuova vita, quel processo divenne la sua vita. Nel 2001 il dipendente comunale venne condannato in primo grado, sentenza confermata anche in secondo grado, nel 2006. Tutto si ribalta però in Cassazione quando gli "ermellini" accolgono il ricorso dell’accusato perché la sentenza di secondo grado era stata scritta a penna risultando illeggibile in alcune parti. Con i lavori edili ancora bloccati e con l’aggravante delle spese legali e processuali da sostenere, l’imprenditore di 68 anni ha pensato di non poter sostenere questa sconfitta, così ha optato per il suicidio lasciando attoniti familiari e l’intera comunità.

Per lui, come già detto, quel processo era la ragione di vita, aveva avuto il coraggio di denunciare in una realtà dove prendere una decisione del genere è più difficile che in altri luoghi. Da quel 1993 l’imprenditore si era dedicato anima e corpo a quel processo e al tema della corruzione nell’amministrazione pubblica, scrivendo anche dei memoriali .

Dopo due vittorie, in primo e secondo grado, la strada per un verdetto finale positivo sembrava spianata, ma invece, Lunedì è arrivata come un mattone in testa quella sentenza che ha stroncato le aspettative dell’imprenditore. La vicenda è destinata a far discutere a lungo, resta da chiarire il perché di una sentenza scritta a mano e vanno lette nei dettagli le motivazioni che hanno indotto i giudici alla decisione finale. Per il momento resta solo l’amaro in bocca per la decisione dell’uomo che, sentendosi ferito nell’orgoglio, ha deciso di farla finita.