Nella mattinata di oggi 15 marzo, intorno alle ore 8, una macchina sarebbe esplosa a Berlino uccidendone il conducente, per poi impattare contro altri veicoli parcheggiati al lato della strada. L'autovettura, secondo quanto riportato inizialmente dalla polizia locale, sembrava essere esplosa a causa di una bomba, fatto che ha scatenato (almeno inizialmente) il timore di un attentato terroristico finito male, soprattutto alla luce dell'attacco con autobomba che ha avuto luogo negli scorsi giorni ad Ankara, in Turchia. Nelle ore successive, stando a quanto riporta il sito dell'ANSA, la polizia ha comunicato che, a seguito delle analisi degli artificieri, non sono state rinvenute traccedi esplosivi.
Al momento l'allarme sarebbe rientrato, riavviando anche il traffico.
Allarme lanciato su Twitter
Il primo allarme delle forze dell'ordine tedesche è stato lanciato via Twitter, dove attraverso il proprio account ufficiale, le forze dell'ordine hanno condiviso la foto dell'auto con il parabrezza distrutto e le portiere aperte; la zona è stata transennata e chiusa al traffico e ai cittadini residenti lì vicino è stato raccomandato di chiudere le finestre e non uscire di casa. Attualmente, la pista ritenuta più probabile dalle autorità sarebbe quella dell'omicidio e quindi di un crimine legato alla normale criminalità e non al terrorismo internazionale. La vettura, come già detto, dovrebbe essere esplosa a causa di"esplosivo probabilmente presente sull'auto".
Superata la paura resta l'evidente tensione
Rientra dunque l'allarme iniziale di un attentato terroristico nella capitale tedesca e, sebbene sia doveroso tirare un sospiro di sollievo, rimane comunque evidente il dato della costante tensioneche continua a condizionare i Paesi europei a causa della minaccia di attentati. Come del resto le autorità stesse non nascondono, le forze dell'ordine della Germania sono da tempo in uno stato di allerta, soprattutto da quando recentemente, i servizi segreti tedeschi sono venuti in possesso di un elenco di cittadini del Paese che si sono uniti all'Isis o ad altri movimenti estremisti mediorientali, alcuni dei quali sarebbero tornati in patria.