Il risultato è stato schiacciante per il Presidente del Consiglio Matteo Renzi che, a seguito della netta bocciatura ricevuta dalla sua riforma costituzionale nel referendum che ha avuto luogo ieri, 4 dicembre, ha annunciato la sua intenzione di recarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Adesso la situazione è abbastanza incerta, soprattutto se si considera che, sebbene Renzi sembri intenzionato a lasciare al sua carica, rimane ancora il segretario del partito di maggioranza in entrambe le camere del Parlamento.
Il risultato referendario
L'affluenza al voto, nella giornata di ieri, è stata una delle più alte degli ultimi anni, essendo quasi arrivata a toccare la vetta del 70%. Combinata all'enorme affluenza alle urne, c'è stata la netta bocciatura della proposta di riforma costituzionale, con il No che è quasi arrivato alla soglia del 60%; quasi tutte le regioni italiane si sono espresse in maggioranza per la bocciatura, con le poche eccezioni dell'Emilia-Romagna o della Toscana e con Milano che, di poco (51%), preferito il Sì.
Matteo Renzi si dimette: cosa accade adesso?
In molti stanno già parlando di elezioni anticipate ma, la verità, è che ci sarebbero non pochi problemi se davvero si dovesse preferire questa soluzione; inoltre, c'è un iter istituzionale diverso nel nostro paese.
In primo luogo, bisogna tener conto del fatto che, al momento, in Italia sono in vigore due diverse leggi elettorali, una che vale solo per la Camera dei Deputati, cioè l'Italicum, e una per il Senato, cioè il cosiddetto Consultellum, che altro non è che un proporzionale puro. Andare al voto con questo sistema potrebbe condurre a situazioni paradossali, come un governo molto solido e monopartitico alla Camera ma di larghissime intese al Senato.
Più probabile, invece, è che il Parlamento trovi un accordo per trovare un sostituto a Matteo Renzi: in questo, ruolo centrale sarà del Pd che, in entrambe le camere, detiene la maggioranza dei seggi (301 deputati e 113 senatori); basti pensare che, il maggior partito di opposizione, che è il Movimento 5 Stelle, conta soltanto 91 deputati e 35 senatori.
Di fatto il Pd, dovesse riuscire a riorganizzarsi, potrebbe facilmente ottenere una nuova maggioranza e formare un nuovo governo: è questo il motivo per cui, in queste ore, si sentono molto circolare nomi di componenti del partito di Renzi, come Padoan o il Presidente del Senato Grasso.