I responsabili delle due esplosioni avvenute ieri mattina presso l’aeroporto di Zaventem di Bruxelles sono stati identificati. Si tratterebbe dei fratelli Khalid e di Ibrahim el-Bakraoui. I primi due, secondo le ipotesi delle forze armate belghe, sarebbero morti durante l’esplosione. un terzo uomo è ancora ricercato. Le forze armate hanno operato, nel corso delle ultime ore, diversi blitz nella zona di Schaerbeek, ritenuta il covo degli attentatori di Bruxelles. Durante le operazioni anti-terroristiche della tarda serata di ieri, martedì 22 marzo, sono stati ritrovati una bandiera dello Stato Islamico, prodotti chimici e diversi esplosivi.
Secondo il giornale Le soir, primo sito d’informazione belga, sarebbe stato proprio il tassista che in mattinata aveva portato i tre attentatori all’aeroporto, a indicare la zona di provenienza degli stessi. A insospettirlo sarebbe stato il fatto che non gli era stato permesso di toccare le valigie.
Massima allerta, dunque, in previsione di un nuovo attacco. Il timore principale è che l’arresto di Salah Abdeslam, di soli quattro giorni fa, abbia accelerato la pianificazione e la messa in atto di nuovi attacchi all’Europa intera. I siti jihadisti e le agenzie di stampa che fanno capo al gruppo terroristico, come Amaq, hanno rivendicato gli attacchi di Bruxelles e li hanno espressamente collegati alla cattura di Salah.
“I leoni di Bruxelles vi dicono: o lasciate libero Salah, o questo è il negoziato dello Stato Islamico”, twitta Abou Maouedh el Qayrawani, con un cognome che rivela le sue origini tunisine.
Un patto europeo per sconfiggere il terrorismo islamico
È necessario unire le forze istituzionali europee e realizzare un patto che metta insieme sicurezza e intelligence.
Così il premier italiano Matteo Renzi chiama l’Europa ad agire immediatamente contro la minaccia sempre più pericolosa dello Stato Islamico. Tuttavia, a poco servirebbero le misure cautelari previste in caso di terrorismo internazionale, quali la chiusura di frontiere o l’estradizione di personaggi sospetti. I fatti di Parigi, e ora anche quelli di Bruxelles, hanno evidenziato che si tratta di cellule terroristiche insite al Paese, che si nascondono nelle periferie delle città, da dove manovrano gli attacchi.
Per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, questa sfida all’integralismo islamico deve prendere necessariamente in considerazione, oltre all’aspetto legato alla sicurezza, anche quello culturale e di cooperazione allo sviluppo.
D’altronde, è vero che lo Stato Islamico nasce lontano dalle nostre città, in Siria e in Iraq, ma è anche vero che spesso alla base dell’affiliazione all’ideologia del califfato nero, da parte di sempre più giovani di diverse nazionalità, potrebbe esserci proprio la ‘politica del ghetto’, in cui non tutti i cittadini si sentono parte della stessa comunità.