Maxi sequestro in provincia di Brescia di più di quattro mila forme del pregiato formaggioGrano Padano, tanto amato ed utilizzato nella cucina italiana. L'operazione è stata eseguita dal Nucleo Anti Sofisticazioni dei Carabinieri di Brescia e ha già visto più di 30 persone indagate. L'indagine si è già allargata anche nelle province limitrofe, quali la provincia di Mantova, di Cremona e di Bergamo, zone storicamente vocate alla produzione lattiero-casearia.

Le analisi condotte dai Nas hanno rilevato la presenza di aflatossine (sostanze cancerogene trasmesse dagli animali allevati con mangimi contaminati) nel latte prodotto in diversi caseifici ed allevatori, che poi veniva utilizzato per produrre il famoso Grana Padano.

Ma anche altri formaggi, tra cui il provolone.

I risultati dell'indagine

L'indagine ha rilevato la prassi illegale e altamente nociva per la salute che usavano seguire alcuni allevatori, oggi finiti sotto inchiesta. Infatti, secondo gli inquirenti, gli allevatori avrebbero contraffatto il latte aggiungendo aflotossine in quantità massicce, che oltrepassavano i limiti consentiti dalla legge, e per non essere scoperti, lo diluivano. Così rivendevano il latte alle aziende casearie, che erano ignare della contraffazione, ma che comunque producevano prodotti con latte nocivo.

L'allarme sembra sia partito da due caseifici, l'azienda Ambrosi e la Centrale del Latte, che si sono accorte della presenza della sostanza tossica nel latte vendutogli.

Le due aziende hanno prontamente segnalato la questione agli appositi organi competenti, evitando quindi che la truffa andasse avanti e sopratutto che si facesse un danno enorme all'economia italiana.

Gli inquirenti assicurano che le migliaia di forme tossiche di Grana Padano sono state sequestrate nel caseificio della provincia di Brescia e saranno sottoposte ad attente analisi da parte dell'ATS, ovvero l'azienda di tutela della salute.

Certo la notizia non aiuta i virtuosi allevatori e produttori di latte, nonché le aziende casearie italiane, che invece sono costrette a combattere pure contro la contraffazione dei prodotti del made in Italy agroalimentare nel mondo.