Sono tanti i giornalisti che in oltre vent'anni hanno cercato di mettere insieme questo difficile puzzle. Alcuni pezzi potrebbero combaciare, altri sono mancanti. In realtà tutto si basa su supposizioni. La storia inizia il 26 settembre 1988 in contrada Lenzi, a Valderice, in provincia di Trapani. Il sociologo e giornalista Mauro Rostagno venne ucciso in un agguato davanti la comunità Saman. Tra le tante ipotesi c'è quella che stesse conducendo un'inchiesta su un presunto traffico di armi, pista che venne comunque archiviata almeno in parte. Di fatto la condanna dei responsabili nel 2014, il boss Vincenzo Virga quale mandante e Vito Mazzara in qualità di esecutore che consegnano la responsabilità del delitto alla mafia, non escludono del tutto il collegamento con il traffico d'armi.
Il delitto Li Causi
Vincenzo Li Causi, sottufficiale dei servizi segreti italiani e capo della cellula "Gladio" di Trapani, morì a Balad, in Somalia, di rientro dall'Operazione Ibis (il nome dell'intervento militare italiano in Somalia). Era il 12 novembre 1993. All'improvviso, in prossimità di una curva, il convoglio venne attaccato da un gruppo di miliziani somali, Li Causi fu l'unico a rimanere ucciso. Secondo alcune fonti, il militare avrebbe dovuto far ritorno in Italia a breve per essere ascoltato dai magistrati sul caso "Gladio" ed anche su un presunto traffico di armi e scorie nucleari in Somalia. Si dirà in seguito che Vincenzo Li Causi era un informatore di Ilaria Alpi e che in passato aveva avuto contatti anche con Rostagno.
Riguardo il caso di Ilaria Alpi, del quale è in corso a Perugia il processo di revisione, c'è da dire che il primo a giungere sul luogo del delitto fu Giancarlo Marocchino. La Commissione Parlamentare d'inchiesta sull'omicidio Alpi lo definì un informatore del Sismi. Marocchino è un imprenditore che nel 1997 finirà sotto inchiesta dalla Procura di Asti per traffico illegale di rifiuti.
Il suo nome salta fuori anche per un incontro che sarebbe avvenuto a Nairobi, in Kenya, con il trafficante Guido Garelli ed il console onorario in Somalia, Ezio Scaglione alla base del quale ci sarebbe stato il progetto "Urano", uno dei più colossali progetto di smaltimento illecito di rifiuti tossici in Africa. Una delle piste seguite da Ilaria Alpi avrebbe riguardato proprio il traffico di rifiuti nocivi che sarebbe avvenuto tramite le navi della Shifco, una compagnia somala di pesca che gestiva sei natanti.