Per la famiglia Giuseppe Uva è morto di botte: dall'altra parte del braccio - o del manganello - ci sarebbero stati uomini delle forze dell'ordine che però sono state assolti ieri dall'accusa di omicidio preterintenzionale e abuso di ufficio. Uva, secondo il loro avvocato difensore, Luciano Di Pardo, "era un clochard sporco e puzzolente" che "viveva di espedienti". Queste, infatti, le parole utilizzate dall'avvocato durante la sua arringa finale davanti alla Corte D'Assise di Varese.

Una cosa è certa: quella sera Giuseppe Uva aveva alzato un po' il gomito e, insieme all'amico Biggiogero, girovagava per strada, rovesciando cassonetti e facendo rumore.

Le forze dell'ordine, quella sera, reagirono con forza, tentando di contenere i due. Biggiogero, che ha sempre riferito di aver sentito le urla dell'amico provenire dalla stanza accanto, per la difesa sarebbe stato manipolato "come un burattino" da Lucia Uva, sorella di Giuseppe, che, sempre secondo la difesa, avrebbe "trovato terreno fertile a causa delle condizioni psichiche precarie dell'uomo".