Sono esattamente 45.079 i cittadini ormai “ex stranieri” residenti in Sardegna. Il dato, estrapolato dal “XXV rapporto immigrazione CaritasMigrantes” che è stato presentato oggi a Roma, parla chiaro. L’Isola, con il 2,3 per cento è la Regione con meno cittadini stranieri. Le più popolate invece sono la Lombardia (23%), il Lazio (12,7 %), l’Emilia Romagna (10,7%) e il Veneto 10,2 per cento. In Sardegna la provincia più popolata dai cittadini stranieri è quella di Cagliari con 14.732 residenti, seguita da Olbia-Tempio (11.549), Sassari (8.176), Nuoro (3.839), Oristano (2.734), Carbonia-Iglesias (1841), Medio Campidano (1.207) e per finire l’Ogliastra (1.001).

Chiaramente i numeri non comprendono i cittadini “clandestini” che, non avendo documenti di riconoscimento, non possono essere chiaramente censiti. Sempre secondo il rapporto nell'isola, in percentuale, gli "occupati stranieri"sono il 69, 8 per cento mentre i sardi sono il 31,8 per cento.

Integrazione e lavoro

Dando un’occhiata ai numeri messi nero su bianco da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes si capisce che in Sardegna c’è una forte integrazione. Anche perché un'alta percentuale degli stranieri residenti è rappresentata dai figli di figli, molto spesso commercianti orientali ma anche cittadini degli ex paesi dell’Est, che hanno deciso di far nascere e crescere la propria famiglia in Sardegna.

La nazionalità più rappresentata nell’Isola è quella rumena (29,8%), seguita da Marocco (9,6%), Senegal (8,4%), Cina (7,2%) e Ucraina (4,7%). Per quanto riguarda la “condizione occupazionale” il confronto tra cittadini stranieri e sardi è significativo. Considerando il numero degli stranieri residenti (45.709) e dei sardi (1.663.286 secondo il rapporto “Sardegna in cifre 2015” della Regione Sardegna), in percentuale gli “occupati” stranieri sono il 69,8 per cento. Contro il 38,1 per cento dei sardi. Quelli che "cercano lavoro" invece sono l’8,6 % (sia sardi che stranieri) mentre gli “inattivi” sono sardi per il 53.3 per cento e stranieri per il 21,6 per cento. Le attività lavorative preferite sono quelle nel campo del commercio e dell’agricoltura.

Parlano gli esperti

“Ormai sono passati 25 anni da quando la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes – spiega all’agenzia Agi, Gian Carlo Perego, direttore generale di Migrantes – hanno sentito il dovere, anche con i numeri, di raccontare e far conoscere un fenomeno così importante come quello dell’immigrazione. 25 anni fa – conclude il responsabile – si parlava d’invasione inarrestabile. Oggi si sta verificando il fenomeno contrario: c’è una sorta di perdita d’attrazione per il nostro paese. Si insite ad utilizzare i termini “invasione inarrestabile” ma utilizzato in riferimento ai 130 mila richiedenti asilo che si sono rifugiati in tantissime città del nostro Paese”.