L'eclatante inchiesta sulla corruzione e sul riciclaggio negli appalti pubblici si allarga, e investe anche l'assunzione del fratello del Ministro dell'Interno Angelino Alfano, alle Poste. I fatti risalgono al Gennaio del 2015, quando gli uomini della Guardia di Finanza intercettano Raffaele Pizza, ritenuto dagli inquirenti il capo del sodalizio criminale, mentre parla con Davide Tedesco, collaboratore di Alfano, sostenendo di aver facilitato l'assunzione del fratello del Ministro in una società del Gruppo Poste, con un incarico da quasi 200 mila euro all'anno, che anche all'epoca non mancò di suscitare polemiche.
L'assunzione del fratello di Alfano
Durante i molti mesi impiegati nelle indagini, a gennaio dell'anno scorso è spuntato il nome di Alfano. Durante la telefonata con Tedesco, Pizza avrebbe chiaramente detto di aver fatto ottenere un incarico con stipendi da capogiro ad Alessandro Alfano. Quest'ultimo però sarebbe rimasto insoddisfatto del lavoro fatto da Pizza, tanto da lamentarsi con il fratello Angiolino dicendo di essere stato fregato in quanto, Pizza, non era riuscito a fargli ottenere il massimo dello stipendio, ma 10 mila euro in meno all'anno. Infatti Raffaele Pizza d'accordo con Sarmi, ex Amministratore delegato del Gruppo Poste Italiane, per non destare troppi sospetti sull'assunzione del parente del ministro, avrebbero stabilito la cifra di 160 mila euro all'anno di stipendio, anziché 170 mila euro, che sarebbe il massimo contrattuale per quell'incarico.
Operazione "Labirinto"
Questo è il nome che il Nucleo romano di polizia valutaria delle fiamme gialle ha dato all'operazione, la quale ha portato a ben 24 ordinanze di custodia cautelare. Durante le moltissime ore di intercettazioni telefoniche, fatte dalla Guardia di Finanza ed ora in gran parte contenute nella richiesta di arresto dei Pubblici Ministeri, sono venute alla luce mazzette milionarie e regali di lusso elargiti ai rappresentanti delle più alte cariche istituzionali.
E' risultato che Pizza era in grado, grazie alle sue relazioni, di favorire nomine ai vertici delle società pubbliche a conoscenti ed a persone a lui vicine. Guadagnando così la libertà di poter intervenire in decisioni riguardanti il conferimento di appalti pubblici, in quanto i neoassunti per manifestare la loro gratitudine e riconoscenza non lo avrebbero sicuramente ostacolato.