Si chiama operazione “Alchemia” l’inchiesta conclusasi alle prime luci dell’alba di oggi 19 luglio, che ha portato all’arresto di quarantadue persone accusate di appartenere ad un’organizzazione mafiosa che operava tra la Calabria e la Liguria. Di queste, trentaquattro sono finite in carcere, sei ai domiciliari, due interdette dall’esercizio di pubblico ufficio. Tutti risultano indagati per reati in associazione di stampo mafioso. Le cosche avevano interessi milionari negli appalti pubblici soprattutto per quanto riguarda i lavori del Terzo Valico e nei sub appalti della linea ferroviaria che collega Milano a Genova per la valorizzazione del porto ligure.
Gli interessi della 'ndrangheta erano attivi nel settore movimento terra e sale giochi, attività di tutto rispetto che portavano nelle casse della 'ndrangheta fior di quattrini, ma non solo. I settori strategici erano l’import-export, sale giochi, piattaforme di scommesse on line, marmi, smaltimento di rifiuti speciali, autotrasporti. Un impero amministrato tramite società fittizie, sequestrate dagli investigatori della Direzione antimafia e di polizia che hanno emessi sigilli a beni per un valore che andavano oltre i 40 milioni di euro.
Gioia Tauro roccaforte della 'Ndrangheta
Il centro dell’attività mafiosa era la Piana di Gioia Tauro, da cui si diramavano gli ordini che interessavano tutto il territorio nazionale.
Secondo quanto affermato dal procuratore della repubblica Federico Cafiero de Raho, le 'ndrine avevano diramazioni non solo nei settori degli appalti e subappalti, ma anche in quelli ad alta tecnologia come quello della produzione e commercializzazione delle lampade a Led. Le famiglie che si contendevano il mercato erano dei Raso - Gullace -Albanese.
Nomi che erano una garanzia e che agivano in concorso con funzionari dell’Agenzia delle Entrate, e della Commissione Tributaria. Uno Stato nello Stato, specie se si considera il supporto di importanti politici calabresi che occupavano posti di prestigio nelle istituzioni, non solo locali, ma anche nazionali. Non a caso, dall’inchiesta era spuntato fuori il nome di Antonio Caridi per il quale è stata chiesta l’autorizzazione a procedere al Senato da parte degli investigatori.
Il nominativo di Caridi era emerso da indagini condotte a suo tempo dalla Dda di Genova, che aveva ricostruito i passaggi più importanti della ndrangheta nel territorio ligure.
Uno Stato nello Stato la ndrangheta holding del crimine oltre che della finanza
Una vera multinazionale del crimine tenuta in piedi grazie all'operato imprenditori compiacenti, attivi nel settore dei servizi di igiene civile ed industriale di Poste italiane S.p.A. ed Alleanza assicurazioni S.p.A. in provincia di Reggio Calabria. Sono venuti alla luce operazioni effettuate in Costa Azzurra, in Brasile, nelle Canarie, che servivano per riciclare il denaro sporco e per avere disponibilità finanziaria. Tra Liguria, Lazio, Piemonte, la centrale operativa calabrese del crimine guidava i suoi loschi traffici e aveva il potere di gestire assunzioni per i propri affiliati, garantendosi così il silenzio e la riconoscenza di chi riusciva ad avere un posto di lavoro.