È passata ormai una settimana dalla tragica notte del 24 agosto, quando alle 3:36 del mattino, un tremendo Terremoto di magnitudo 6 ha colpito il centro Italia, radendo quasi al suolo le città di amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Ad oggi si contano quasi trecento vittime, quattrocento feriti e un numero che si aggira intorno a 3.000 sfollati. Il bilancio è drammatico e probabilmente destinato a salire, considerando che le forze dell’ordine stanno ancora scavando sotto le macerie e che si prevede ci siano ancora dispersi.

Quasi 10 milioni in 4 giorni

L’Italia intera ha deciso di aiutare i suoi compaesani e dalla grande città al paese più piccolo, sono state organizzate raccolte di beni ed economiche. Basti pensare che solo per mezzo del numero messo a disposizione dalla Protezione Civile per le donazioni, sono stati raccolti 9,7 milioni in soli quattro giorni. Tantissime sono state anche le iniziative private di raccolta di beni (acqua, pasta, materiale igienico ecc.) e piccole aziende private; ristoranti, gelaterie, bar, hanno deciso di devolvere una percentuale degli incassi di un giorno prestabilito, ai terremotati.

Il problema fondamentale è che, forse, non c’è abbastanza organizzazione e manca il punto di collegamento tra tutti gli enti che hanno organizzato raccolte di fondi; per le emergenze internazionali è stata infatti creata un’agenzia dedicata nel 2007, ma per le emergenze nazionali non esiste nessun ente di questo tipo.

Ciò che si rischia, è che i soldi vadano “a finire nelle tasche sbagliate” o che non vengano sfruttati pienamente.

Trasparenza e controlli

Sarebbe necessario avere un’organizzazione più nitida, in modo che ci si possa affidare pienamente ai sistemi di donazione e che questi ultimi confluissero unicamente nello stesso fondo, procedura che probabilmente favorirebbe l’incremento delle donazioni da parte dei cittadini.

Oggi possiamo solo augurarci che i soldi donati arrivino il prima possibile a chi ne necessita e che si possano ricostruire i paesi rasi al suolo, tenendo conto dell’elevata sismicità in cui si costruisce.