Le atrocità dello Stato islamico non si fermano in Iraq e in Siria e ad ogni chilometro su cui perde terreno lascia tracce degli orrori di una guerra che non si ripercuote solo sui militari, ma anche sui civili. Recentemente in interviste esclusive l'agenzia di stampa internazionale Associated Press ha fornito il dato più preciso sino ad ora, mappando 72 fosse comuni dove migliaia di corpi, compresi donne e bambini, sono stati ammassati per anni, anche se si teme che il dato possa crescere man mano che il califfatoperderà l'egemonia sui territori.

Non si hanno notizie certe sul numero di corpi che si trovano nelle fosse; si sono ottenuti dati soltanto dai ricordi dei superstiti scampati alla furia degli estremisti, dalle immagini satellitari e dalle ricerche incrociate;i ipotizza però che il numero oscilli da 5.200 ad oltre 15.000 vittime. Per il momento le autorità irachene ritengono troppo rischiosa e troppo costosa la rimozione dei corpi.

Sono state contate 17 fosse comuni in Siria e 55 in Iraq,il maggior numero delle quali si trova nellacatena montuosa delSinjar, posizionata tra i due stati. Le vittime dei massacri sonosoprattutto sciiti, soldati dell'esercito siriano di Bashar al Assad e la minoranza yazida. A quest'ultima l'ONU riconosce lo statusdivittima di genocidio da parte dell'Isis, che ne ha causato la diaspora.

Le modalità di esecuzione sono state ricostruite grazie alle testimonianze dei sopravvissuti che raccontano di rastrellamenti compiuti dallo Stato islamico nei villaggi e di come i loro vicini, amici e familiarivenissero portati altrove etrucidati per poi essere sepolti nelle fosse tramite ruspe. Il direttore dell’agenzia del Kurdistan iracheno Sirwan Jalal, il quale è stato incaricato della gestione delle fosse comuni, afferma che "li decapitano, gli sparano e li investono con le macchine, usano tutte le tecniche possibili e non si preoccupano neanche di nasconderlo”.

Il 21 agosto sono stati impiccati 36 miliziani per i crimini commessi; ma giustizia non può ancora essere fatta poichémolti territori del Kurdistan sono ancora sotto il dominio dello Stato islamico. Infatti, come spiega Awad Ziad, editore del giornale locale "The Eye of the City", "questa è solo una goccia nell'oceano delle fosse comuni che aspettiamo vengano scoperte in futuro in Siria".