In un giorno in cui il mondo si stringe solidarmente intorno a un'Italia fortemente provata, l'Isis fa sentire la sua voce. Una voce stridente che evoca l'inferno della malvagità e sgretola le speranze di un mondo migliorere la sua voce.

È una giornata, questa, di lutto nazionale, è l'ultimo addio alle vittime di un evento catastrofico. Tutto il mondo si compenetra nel nostro dolore.

Ma, mentre sugli schermi di tutte le nazioni scorrono le immagini di una quotidianità distrutta dalla forza sovrastante della natura, l'Isis fa circolare un nuovo, devastante filmato: bambini che giustiziano prigionieri!

Bambini killer

Succede a Raqqa, città ancora in mano dell'Isis, e il video, come una macchia indelebile, insudicia senza rispetto il dolore di tutti. E' quasi un potente richiamo a una realtà che non ha niente di umano.

Sono 5 'leoncini', ovvero i bambini combattenti killer, ritratti nell'atto di sparare a guerriglieri curdi. Tutti stranieri.

L'Isis, perdente sul campo, intensifica, secondo un copione a noi ben noto, simili atti di barbarie e nella sua rete di propaganda precisa la nazionalità degli esecutori: un bambino britannico, un egiziano, un curdo, un tunisino e uno uzbeko.

Il video ritrae dinanzi a loro altrettanti prigionieri che indossano la macabra tuta arancione delle esecuzioni.

La notizia, diffusa dal sito Site, supervisore della propaganda jihadista online, fa il giro del mondo e richiama un altro triste evento verificatosi pochi giorni fa in Turchia: la strage di Gaziantep, probabilmente compiuta da un kamikaze di appena 12 anni.

E ancora, il giorno successivo, quella del bambino con indosso una cintura esplosiva, celata sotto una maglietta e fortunatamente fermato dalla polizia di Kirkuk, in Iraq.

Episodi drammatici, scene di orrore e di violenza che turbano ancora di più in un momento del genere. Purtroppo questa tragica tendenza di utilizzare bambini in azioni terroristiche va aumentando.

Le fonti riferiscono notizie allarmanti: oltre 1.400 ragazzi sarebbero caduti negli ultimi due anni nelle mani del Daesh. Bambini addestrati per diventare un esercito della morte, bambini violentati nella loro volontà di vivere, di giocare.

E la morte, ultima tappa della loro breve vita, è un'amica da cercare e non da fuggire.