Stefano Ricucci non lascerà il carcere. Il Tribunale del riesame di Roma, confermando l'ordinanza di custodia cautelare del gip Gaspare Sturzo, ha stabilito che l'imprenditore resterà al momento in carcere. Nonostante la richiesta della difesa, il pm ha ottenuto che l'imputato non venisse scarcerato. La contestazione che gli viene mossa è grave: Ricucci, infatti, secondo l'accusa avrebbe commesso il reato di emissione e uso di fatture false per una cifra da capogiro. Nell'istruttoria si parla di ben 1,3 milioni di euro. Destino che sembra esser toccato anche ad altri imprenditori.

Sussistono i gravi indizi di colpevolezza

Il Tribuale del riesame, valutando e respingendo l'istanza del collegio di difesa dell'immobiliarista, ha stabilito la persistenza di gravi indizi di colpevolezza in capo a Stefano Ricucci "e ciò già per il semplice fatto - si legge nel breve documento che sentenzia respingimento - che i documenti fiscali in contestazione hanno ad oggetto prestazioni certamente mai eseguite dalla Pdc Consulting srl di Mirko Coppola nei confronti della Lekythos dello stesso Ricucci".

Secondo il tribunale, la tesi della difesa va respinta su tutti i fronti perché le fatture false non sarebbero solo quelle staccate negli anni 2014 e 2015, ma anche quelle che riguardano la fatturazione dell'anno 2016, pari a 305mila euro.

Viene respinta anche la tesi secondo la quale le fatture sarebbero legate alle attività di intermediazione svolte da Mirko Coppola e da Massimo Nicoletti, figlio di Enrico. Quest'ultimo, secondo le attività investigative, sarebbe l'ex cassiere dellaBanda della Magliana e sarebbe il personaggio che avrebbe presentato all'immobiliarista Ricucci il commercialista Bono di Milano.

Lo scopo, per gli investigatori, è chiaro: recuperare il credito d'imposta dalle procedure fallimentari connesse a società del gruppo Magiste.

L'accusa è di recupero di fondi neri

Il tribunale del riesame, quindi, ha accolto la tesi accusatoria della Procura, per la quale a Stefano Ricucci era necessario fatturare falso. In questo modo, infatti, avrebbe potuto ottenere - sempre secondo l'accusa - un illecito vantaggio fiscale da trasformare in serbatoio di "fondi neri" utili agli illeciti della sua presunta illecita attività finanziaria.