Siria, Ghina Wadi, 11 anni. Una delle tante, vittime della logica spietata della guerra che annienta, viola i diritti umani, distruggendo i sogni, le speranze di innocenti.Colpevole di aver voluto vivere la normalità di un giorno qualunque,colpevole di essere fragilmente inconsapevole della furia omicida di un'umanità allo sbando.Colpita, il 2 agosto, da un cecchino del regime, mentre andava a comprare i farmaci per la madre. Una storia qualunque nella triste realtà della Siria. Teatro della vicenda Madaya, alla periferia occidentale di Damasco, da pochi mesi nelle mani dei ribelli.
Un'area 'calda' nella sanguinosa contesa tra forze lealiste, milizie di Hezbollah e i ribelli stessi, un'area in cui è vietato sperare nella luce di un nuovo giorno, di una nuova vita scandita dai ritmi di un tempo felice, come solo può esserlo a 11 anni.
La storia di Ghina
Ghina giace ora in un lettino. Un proiettile le ha frantumato il bacino. I dolori sono atroci, ma la struttura sanitaria di Madaya è al collasso. Non ci sono farmaci, analgesici adeguati a lenire il dolore di Ghina. La bimba deve essere con urgenza trasferita in un ospedale più adeguato, Damasco o Amman, non ha importanza, ma deve essere operata in tempi brevi.Ma ciò è impossibile, in quanto le autorità sirianevietano a chiunque di lasciare la cittadina.
In suo aiuto è accorsa la zia, residente a Londra, che si è rivolta ad Amnesty International.Immediato l'appello di questa organizzazione lanciato al mondo. Stati Uniti, Russia e Inghilterra sono stati sollecitati ad un pronto intervento presso le autorità di Damasco. Ghina deve lasciare la città, rischia complicazioni che potrebbero costarle la vita, quali un'infezione ossea o una setticemia.E' una storia triste, una storia come tante che s'inserisce nel tragico quadro di una cittadina dove miseria e distruzione sono ormai lo scenario abituale e l'infanzia è violata dalla crudeltà della guerra.Non si contano le vittime di questa realtà. Bambini, donne, uomini ammassati in ospedali allo stremo. Corpicini mutilati, privi di vita. Ferite che lacerano gli occhi dei sopravvissuti, ma anche le loro vite o le loro speranze.