Secondo il Corriere della Sera, citando fonti dell’intelligence libica, tra il materiale raccolto nelle ex roccaforti e strutture di appoggio dei gruppi jihadisti a Sirte, città quasi completamente liberata dal controllo dell’Isis, ci sarebbero numerosi documenti riguardanti l’Italia e l’attività di affiliati al sedicente stato islamico nel nostro territorio, in particolare nel milanese.

Sirte liberata dai gruppi jihadisti

Nell’ambito dell’operazione denominata “al-Bunyan al-Marsus”, gli 007 libici stanno da giorni raccogliendo di tutto dai covi abbandonati dai militanti del Califfato nella cittadina costiera libica; carte, quaderni, taccuini scritti a mano, appunti, oltre ai computer da esaminare.

Fonti degli stessi Mukhabarat libici avrebbero anche parlato di Abu Nasim, al secolo Al Muaz Ben Adelkader al Fizani, un individuo estremamente pericoloso che ha vissuto a Milano e fino a qualche mese fa si trovava nella zona di Sirte; secondo la stessa fonte gli ultimi spostamenti avrebbero adesso portato Abu Nasim in Nigeria, aiutato dall’organizzazione terroristica jihadista sunnita Boko Haram. Inoltre, sempre secondo la stessa fonte citata dal Corriere della Sera, con destinazione Europa sarebbero partite dozzine di militanti dell’Isis. Una parte, presumibilmente la minore, sarebbe arrivata in maniera legale, un’altra, forse di gran lunga la più numerosa, insieme alle masse di disperati sui barconi del traffico illegale di migranti, e cioè da infiltrati.

Minacce all’Italia

Il progetto del Califfato prevede l’invasione della cristiana e decadente Europa e quindi anche dell’Italia. Sirte è considerata la roccaforte dell’Isis nel Mediterraneo, e la città dove nel 2011, durante la Guerra Civile Libica, è stato ucciso Gheddafidoveva rappresentare il luogo organizzativo del lancio delle azioni jihadiste: con l’invio nel Vecchio Continente dei militanti, in parte, l’offensiva è iniziata.

Nel frattempo su un muro in prossimità del porto di Sirte era anche apparsa la minacciosa scritta: “Da qui, con l’aiuto di Allah, approderemo a Roma”. Probabilmente solo uno slogan di propaganda, ma dopo i documenti ritrovati cresce la sensazione che potrebbe anche essere una chiarissima minaccia diretta all’Italia.

438 civili morti nella battaglia di Manbij: 105 bambini

Intanto la coalizione dei ribelli curdi e siriani del Fronte democratico siriano ha preso il completo controllo di Manbij, la cittadina vicina al confine turco strategica per le vie di fuga dell'Isis verso l'Europa oltre che via di comunicazione dal nord libico verso Aleppo e Raqqa, la “capitale” dell'autoproclamato Stato islamico. Liberati nella notte i circa duemila civili presi in ostaggio dai militanti jihadisti in fuga.

L'Osservatorio siriano per i diritti umani fa purtroppo notare che oltre a più di 1.000 jihadisti, la battaglia per Manbij è costata la vita anche 438 civili, di cui 205 uccisi dai bombardamenti della Coalizione internazionale a guida americana.

299 le vittime Sdf e ben 105 i bambini che hanno pagato con la vita la liberazione di Manbij.