Lo hanno spesso definito un "arbitro della questione siriana e dei futuri equilibri in Medio Oriente". Probabilmente è questo il ruolo al quale si candida Recep Erdogan, quello naturale che scaturisce dalla stessa posizione geografica della Turchia come testa di ponte tra l'Europa ed il Medio Oriente. Ankara non vuole perdere il suo ruolo di partner NATO e continua a tenere vivo il dialogo con Washington ma, nel contempo, ha schierato le sue truppe nelNord della Siria, attaccando ufficialmente gli avamposti dell'Isis. Il vero obiettivo turco è quello di scongiurare la nascita di uno Stato indipendente curdo ai propri confini e, pur di raggiungerlo,Erdogan cerca di tenere buona anche Mosca mostrando aperta "flessibilità" sul nodo Assad.

Oggi ne riconosce la leadership ed il ruolo di guida del Paese in questa fase di transizione che dovrebbe portare ai negoziati di pace.

L'ottimismo del Cremlino

Il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, ha manifestato aperta soddisfazione relativamente alla condotta attuale del governo turco. A seguito dell'incontro tra Putin ed Erdogan a San Pietroburgo, il mese passato, i rapporti tra i due Paesi sono decisamente distesi dopo le tensioni vissute alla fine dell'anno scorso. Lavrov spende dunque parole d'elogio per quello che potrebbe essere un futuro, prezioso alleato. "La Turchia - ha detto il rappresentante del Cremlino - ma anche altri Paesi stanno iniziando a mostrare flessibilità nei confronti del presidente siriano Assad, del quale volevano l'immediato allontanamento.

Credo che in queste condizioni si possa iniziare a parlare del futuro della Siria. Ankara - ha aggiunto Lavrov - ha già compreso che le minacce terroristiche in Siria colpiscono la sua sicurezza nazionale".