Grande tensione nella giornata di ieri, lunedì 5 settembre, nel carcere minorile di Airola. I detenuti si sono scagliati contro gli agenti usando le gambe dei tavolini di legno e i manici di scopa come arma. Tre agenti sono stati feriti gravemente. La rivolta è stata sedata nel giro di poche ore grazie ai rinforzi giunti da Nisida, dal carcere di Benevento e dal centro di prima accoglienza di Napoli.I danni ammontano intorno ai 30 mila euro, sono stati distrutti televisori,termosifoni, suppellettili e tubature, in più è stato abbattuto un muro fra due celle usando delle brande.

Motivo della rivolta

Il motivo della rivolta pare sia dovuto alla scarsa qualità del vitto e al ritardo dell'approvvigionamento di sigarette, ma secondo il segretario generale del Sappe, Donato Capece, si tratta di lotte fra clan.

Già da alcuni anni infatti sono state inoltrate richieste per alcuni cambiamenti importanti all'interno delle carceri, fra cui la legge che consente l'ospitalità all'interno del carcere anche di ragazzi al di sopra dei 21 anni.

Sono proprio questi che organizzano gruppi rivali fra loro dando vita a vere e proprie lotte di predominio all'interno del carcere. Sono dei piccoli boss spesso legati a bande esterne.Ad Airola, insieme ai minori convivono adulti fino a 25 anni che mettono in serie difficoltà l'opera degli agenti penitenziali.

Questi operano all'interno delle carceri creando continue ribellioni, il loro scopo è dimostrare di essere ormai adulti e quindi pronti al trasferimento nelle carceri normali. I minori naturalmente sono completamente plagiati da costoro e li vedono come dei miti.

Le difficoltà degli agenti penitenziari

Gli agenti operano mantenendo al meglio la situazione nonostante la scarsità numerica.

Infatti pare che in Campania ci sia una carenza di 8000 agenti nella polizia penitenziaria. Il segretario Capece denuncia questo cattivo stato delle carceri e chiede che ci sia un maggiore interessamento da parte dell'autorità dello stato.

Storia della struttura

Il palazzo che ospita oggi il carcere minorile risale al 1700 e apparteneva al duca Ferdinando Caracciolo. Nel 1930 fu acquistato dallo stato e adibito prima a riformatorio femminile e in seguito, nel dopoguerra, a carcere minorile.