Cronaca Benevento - Una rivolta nel carcere di Airola ha messo a soqquadro, per un paio d’ore, la struttura penitenziaria di Benevento ferendo anche alcuni agenti. La notizia è stata resa nota dal sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe) che, attraverso un comunicato stampa, ha reso noto come i detenuti abbiano devastato le celle di reclusione e minacciato i poliziotti con scope e piedi dei tavoli. La rivolta sarebbe scoppiata per manifestare i disagi relativi alla fornitura di sigarette, insufficiente secondo i detenuti, e i problemi legati al vitto.

Per Donato Capece, Segretario del Sappe, dietro la manifestazione dei carcerati ci sarebbe anche dell’altro, qualcosa di molto più grave, da ricercare nella criminalità organizzata. Secondo il segretario del sindacato autonomo di Polizia penitenziaria, alla base dei disordini creati dai detenuti, ci sarebbe una prova di forza tra bande criminali per consolidare l’egemonia dentro le mura del carcere. La banda criminale che riesce a tenere sotto scacco lo Stato è quella più temibile, per tale motivo secondo il Sappe la rivolta non va sottovalutata e va analizzata nei particolari per evitare il susseguirsi di altri episodi simili. Il problema – afferma Capece – è che l’ordinamento consente la presenza in carcere di ultra ventunenni, piccoli, ma già consolidati boss, che portano avanti la supremazia che poi dal carcere si allarga anche nelle strade.

“Questa – asserisce il segretario del sindacato di Polizia Penitenziaria – è l’ennesima dimostrazione che a volte il carcere è una vera e propria università del crimine.

Per sedare la protesta si è reso necessario l’intervento di circa trenta agenti venuti a supporto anche da altre strutture delle zone limitrofe e da Napoli, stando alle informazioni rese note dal Sappe non risulterebbero feriti detenuti, mentre per tre agenti si sarebbero rese necessarie le cure mediche.

Sfondato anche il muro divisorio tra due celle

A far scoppiare la rivolta, quindi, sarebbero stati del giovanissimi che ruotano nell’orbita di clan camorristici napoletani e che poi sarebbero riusciti a coinvolgere anche altri detenuti. I danni ammonterebbero a circa 30 mila euro, sarebbero stati distrutti televisori, termosifoni, suppellettili vari ed è stata sfondata, addirittura, una parete divisoria tra due celle con delle brande.