Alla fine è stato un delitto d’impeto quello accaduto domenica, a Is Mirrionis. Martin Aru, il 24 enne che ha confessato di aver sparato a Sandro Picci, sarà interrogato oggi, mercoledì, dagli uomini della Procura della Repubblica di Cagliari. Insieme a lui verrà sentito anche il padre, Massimiliano, accusato di concorso in omicidio volontario. Avrebbe accompagnato il figlio in via Pertusola dove poi è accaduto il tragico epilogo nato da una banale discussione avvenuta su Facebook, il più grande social network del mondo, con due fratelli di Is Mirrionis.
La discussione sarebbe anche continuata in un gruppo creato su WhatsApp dove Aru avrebbe dato appuntamento ai due in via Pertusola.
Qui il giovane si sarebbe presentato con la fidanzata ma sarebbe stato insultato e pure picchiato. Riuscito ad allontanarsi, avrebbe fatto rientro a casa dove avrebbe recuperato la pistola. Poi, in compagnia del padre Massimiliano che aveva una “zirogna” come arma, una sorta di frusta, sarebbe andato nuovamente sotto casa dei due fratelli.
La ricostruzione finale
Quando padre e figlio sono arrivati in via Pertusola il primo a scendere dall’auto sarebbe stato Massimiliano, il padre di Martin, che si è avvicinato al palazzo e ha incontrato Sandro Picci (la vittima), che si trovava li per calmare gli animi.
Poi dalla macchina sarebbe sceso anche Martin. Durante il dialogo sarebbe saltato fuori anche l’amico che l’aveva minacciato su Facebook e, proprio in questo istante, è accaduto il peggio. Il giovane avrebbe estratto la pistola dalla tasca e l’avrebbe puntata contro il rivale che comunque non era vicino. Il padre e la vittima lo stavano guardando increduli.
La mano del giovane tremava fino a quando ha avuto il coraggio di esplodere il colpo che, invece di colpire la vittima designata, ha centrato in piena bocca Sandro Picci che li si trovava solo per cercare di far ritornare la situazione alla normalità. Il proiettile, seppur di piccolo calibro, è entrato nel cranio di Picci che è praticamente morto dopo qualche minuto.
Ho fatto tutto io
Durante le prime dichiarazioni Martin Aru ha cercato in ogni modo di tenere fuori dal delitto il padre Massimiliano. Il figlio, infatti, ha raccontato al pubblico ministero Guido Pani che ha fatto tutto lui e il genitore non sapeva della pistola tenuta illegalmente. Anzi è stato proprio il padre a togliergli di mano la frusta con cui stava andando a farsi vendetta che si è trasformata in omicidio.
Il proiettile sparato infatti – almeno secondo la perizia medico legale – è entrato dalla parte sinistra del labbro inferiore per poi rimanere incastrato in testa. Un colpo fatale insomma.