Negli ultimi mesi in Italia si è riacceso il dibattito sull'eventualità di regolamentare il mercato dei derivati della cannabis, grazie alla proposta di legge bipartisan presentata dall'Intergruppo cannabis legale, e ad alcuni emendamenti in senso antiproibizionista. L'ultimo della serie è stato presentato alla legge di Bilancio, e prevedeva di legalizzare la canapa per destinare i proventi del gettito fiscale generato alla ricostruzione delle zone terremotate.

Sostenuto dal M5s e da un deputato di Possibile - il movimento di Civati - l'emendamento è stato bocciato con i voti del Pd e della Lega Nord.

Il dibattito in Italia stenta a decollare, viene rimandato volentieri in quanto la questione suscita profonde divisioni, nella politica come nell'opinione pubblica. Ma nel mondo occidentale ormai la svolta liberale appare ormai una questione di tempo, specialmente dopo la svolta statunitense, dove quasi tutti gli Stati hanno regolamentato l'uso terapeutico ed alcuni anche quello ludico della marijuana. Ma in alcuni paesi del mondo, sopratutto in Asia, è in vigore il più ferreo proibizionismo, e per gli spacciatori di cannabis è prevista in alcuni casi persino la pena di morte.

Dove è in vigore la pena di morte per gli spacciatori di marijuana

In diverse nazioni del mondo lo spaccio di marijuana è punito addirittura con la pena capitale.

E' il caso di Singapore, dove chi viene sorpreso in possesso di più di 480 grammi di cannabis o 15 grammi di droghe pesanti può essere inviato al patibolo e giustiziato per impiccagione. Nella vicina Malesia gli spacciatori di droga vengono condannati sistematicamente a morte, e solo un intervento del Re può commutare la pena nell'ergastolo.

Tra l'altro le quantità oltre le quali scatta lo spaccio in Malesia sono molto basse: 7 grammi per la cannabis e 1 grammo per le droghe pesanti. In Iran ogni anno vengono giustiziati centinaia di persone, e la maggioranza di questi sono accusati di spaccio di droga. Tra i paesi che punisce con la pena capitale gli spacciatori ci sono anche Arabia Saudita, Emirati Arabi, Cina e Indonesia.

Carcere fino all'ergastolo per i consumatori

Nei paesi sopracitati anche per il semplice consumo personale sono previste lunghe pene detentive, in alcuni casi pene corporali e talvolta persino l'ergastolo. A Singapore chi viene scoperto con una modica quantità di droga viene percosso con un bastone, mentre in Iran vengono inferte fino a 70 frustate. Ovviamente in entrambi i casi è prevista anche una lunga detenzione. Pene corporali sono previste anche in Arabia Saudita, mentre in Cina chi fa uso di droga viene internato in campi di lavoro e rieducazione, a tempo indeterminato.

Ovviamente quelli menzionati sono solo una parte dei paesi del mondo in cui sono in vigore leggi molto repressive in materia di sostanze stupefacenti. Senza arrivare a condanne estreme come quelle sopra citate, in molte nazioni del mondo il possesso di sostanze stupefacenti apre le porte del carcere, spesso in condizioni durissime.